Un libro da leggere

martedì 29 giugno 2010

RICEVIAMO DALLA NOSTRA ISCRITTA, IMELDE, RICERCATRICE E SCRITTRICE DI STORIA, UN BEL LIBRO DI CUI  CONSIGLIAMO LA LETTURA.

                     
Streghe, Stregoni, Stregati.
             Ed . (Nuova Dimensione)

Un libro che racconta, documenti alla mano, la storia della paura del diverso e il ciclico affermarsi di un capro espiatorio da combattere.

La storia delle persecuzioni contro gli zingari, gli ebrei, le streghe e gli eretici, gli omosessuali e tutte le “categorie” a partire dal XV secolo, nel nordest, in particolare nel Veneziano e nel Friuli storico, sotto il dominio della Serenissima.
Una ricerca storicamente puntuale sui pregiudizi verso i deboli e gli ultimi,di grande attualità anche ai giorni nostri.  

Il libro si propone di recuperare qualche frammento della secolare discriminazione del diverso nelle forme in cui si è storicamente determinata. Lo fa riferendosi a documenti editi o inediti che ne hanno conservato la memoria, riunendoli in un unico contesto, per renderli più eloquenti.
Si tratta dei pronunciamenti del Consiglio dei Dieci e degli altri organi di governo cui spettavaa Venezia e in Terraferma l’esercizio della giustizia penale della Repubblica Veneta, dei vari Bandi e pronunciamenti dei Rettori di Udine e della Patria del Friuli, finalizzati a contenere la presenza nel territorio di soggetti giudicati pericolosi per la comunità, di altre numerose tracce di un rifiuto che, in forme diverse, percorre i vari tempi.
Avere messo insieme alcune testimonianze di tale secolare rifiuto, l’avere evidenziato i meccanismi
dello stesso nelle varie contingenze storiche, può forse contribuire a rendere più consapevole il nostro presente della sterilità della violenza esercitata ancor oggi sugli “ultimi” e suggerire altre strategie di convivenza.

Imelde Rosa Pellegrini vive a Portogruaro. Qui ha esercitato la sua professione di insegnante di lettere nelle scuole superiori, collaborando anche con giornali e riviste. È autrice di numerose opere storiche sulle vicende dei soggetti più deboli del Veneto orientale tra i quali. L’eccidio di Torlano. Una famiglia contadina nella storia del Veneto orientale tra le due guerre; Storie di Ebrei; L’altro secolo. Cent’anni di storia sociale e politica a Portogruaro; Il cielo di cenere (a cura di) tutti per Nuova dimensione. Già presidente di alcune cooperative sociali, milita nel movimento pacifista e si impegna nella diffusione dei principi di civile accoglienza della marginalità con opere di contenuto antirazzista. Collabora con l’Istituto veneziano per la Storia della Resistenza e della società contemporanea, con il Centro di documentazione Aldo Mori ed è presidente dell’A.N.P.I. di Portogruaro.

IL LIBRO SI TROVA NELLE LIBRERIE E PUO' ESSERE RICHIESTO ANCHE ALL'INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA DI QUESTO BLOG E AD imelde33@alice.it

L' ALTRA VERITA' SU L'AQUILA

lunedì 28 giugno 2010


Riceviamo da un nosgtro iscritto per la pubblicazione sul blog

Un risveglio di consapevolezza
“Un risveglio di consapevolezza - prosegue la Pezzopane - ha smascherato ogni infingimento del potere berlusconiano e del suo flauto incantatore che da quasi un ventennio, ormai, è la disinformazione ed il populismo ingannevole, col solo fine di abbassare gli anticorpi sociali per stracomandare in libertà. E questa è l’unica libertà che sa concepire il Pdl e a cui fa riferimento la sigla del loro partito-caserma.


Il 16 giugno i terremotati in piazza senza colore politico
Ormai è palese che l’informazione è controllata, e i giornalisti minacciati dal peggior regime d’Europa.
Lo scorso 16 giugno 20mila terremotati hanno dimenticato la loro fede politica ed hanno imbracciato i colori nero-verdi della città per marciare simbolicamente verso Roma via autostrada.
Alla manifestazione c’erano tutti quelli che non vogliono più essere presi in giro: i disperati senza più casa, senza lavoro, senza una città ed un tessuto sociale, senza più fabbriche, aziende e negozi, con un centro storico ancora coperto di macerie nonostante gli annunci del Ministro Prestigiacomo, venuta qui alla vigilia elettorale a promettere di farle magicamente sparire in due settimane (!).

Nei tg un racconto immorale: a L’Aquila non va tutto bene
Gli stessi disperati a cui i tg ed i quotidiani di proprietà del premier o da lui stesso assoggettati ai propri piani, hanno l’immoralità di raccontare che a L’Aquila va tutto bene: la ricostruzione è stata un successo che ci invidia il mondo e che chi non è d’accordo è un ingrato ed un sabotatore.
I direttori di questi tg hanno scandalizzato l’opinione pubblica nei giorni del disastro, per essersi vantati degli ascolti raggiunti con la cronaca del terremoto.
Non hanno mancato neppure un’inaugurazione del progetto CASE. Hanno lavorato comodamente in set molto funzionali alle telecamere, allestiti nei minimi dettagli, compresi gli striscioni inneggianti a Silvio, a spese dello Stato.

La nostra manifestazione un evento storico
Eppure, gli stessi direttori, hanno avuto l’immoralità di ignorare il risvolto imbarazzante di quelle stesse situazioni: un fiume di tre chilometri, di gente arrabbiata e disperata che gridava la disonestà del Governo che ha promesso sulle macerie e negato nel momento della vera necessità, quando ormai le telecamere erano spente.
20mila persone in una città di sfollati e terremotati di 70mila, è un evento storico. E’ un segnale potente. Dobbiamo risalire ai moti degli anni ‘70, alla guerra per il capoluogo fra L’Aquila e Pescara per riavere tanta partecipazione sia numerica che qualitativamente motivata.

Un corteo senza opportunità politiche: solo cittadini
Non c’erano opportunità politiche in quel corteo. Solo cittadini che hanno ripreso in mano il loro destino perché ne hanno diritto e non vogliono lasciarsi soffocare dagli interessi di imprenditori collusi che ridono e si sfregano le mani mentre la gente muore.
Cittadini che non tollerano più rimandi, bugie, annunci sui soldi della ricostruzione che non arrivano mai e su un Governo che ha persino il coraggio di richiedere indietro le tasse a chi non ha più nulla a cui aggrapparsi arrivando al sadismo fiscale.
Nei terremoti di Umbria e Marche…
Nei terremoti di Umbria e Marche la restituzione c’è stata dopo 12 anni, al 40% ed in 120 rate, ed erano eventi meno drammatici.
Nell’alluvione di Alessandria si è restituito il 10% delle tasse non versate. Qui si sta tergiversando persino sull’istituzione della Zona Franca.

La città non c’è più
Sono 1.500 le aziende chiuse, 3mila i posti di lavoro persi, la cassa integrazione è aumentata dell’800%.
Le macerie da smaltire, resti di case distrutte: sono 1,5 milioni di tonnellate.
In altre parole, la città non c’è più. La gente sopravvive senza vivere nelle nuove new town che garantiscono solo un tetto sulla testa alla metà dei senzatetto.
Gli altri si sono arrangiati in sistemazioni di fortuna o sono ancora sfollati in hotel lontani o in caserme. Il contributo di autonoma sistemazione per molti è diventato l’unica fonte di sostentamento e per questo non accettano di entrare in un alloggio, seppure disponibile. E il Governo ci vede come normali contribuenti.
Sono queste vessazioni che hanno svegliato la popolazione aquilana e la consapevolezza che il Governo non ha nessun interesse a ricostruire una delle città d’arte d’Italia e si contenta del successo delle new town.

Siamo tutti ingrati sabotatori?
L’apparir del vero ha unito istituzioni locali sia di destra che di sinistra, categorie produttive, associazioni, volontariato, enti pubblici e privati,  sindacati e persino i Bertolaso boys che tanto grati sono alla Protezione Civile per la gestione dell’emergenza. Come lo è del resto tutta la città, ma le responsabilità dello Stato non possono fermarsi qui.
Ed ancora giovani e anziani, professionisti ed operai, borghesia e proletariato. Sono tutti ingrati sabotatori?

Un silenzio tombale sul nostro futuro
Non pretendiamo tutto subito, come si lascia intendere. Ma dopo un anno e più, il silenzio sul nostro futuro è tombale e le casse vuote. E questo non ci permette nemmeno di immaginarcela la ricostruzione, figuriamoci di programmarla.

I tg che ci ignorano
Ma questo i tg del Cavaliere imbavagliatore non lo raccontano mai: hanno preso ad ignorarci da quando abbiamo cominciato ad  affrontare quel che restava da risolvere. Evidente che quel poco che riusciva a filtrare del nostro malcontento aveva un effetto disorientante per tutti quelli a cui era stata raccontata solo una parte della verità.
E l’Italia ha cominciato a guardarci come ingrati e ingordi. Un effetto strategicamente cercato da Berlusconi e da tutti gli alfieri che gli hanno retto il gioco e che continuano a reggerglielo.

Letta e Bertolaso: gli annunci del “tutto risolto” per zittire le nostre voci
Come Gianni Letta, che alla vigilia della manifestazione ha tentato di farci credere che le nostre richieste erano state accolte, che tutto era risolto, solo per sgonfiare la manifestazione.
E due. La prima volta era stato Bertolaso a dare l’annuncio del tutto risolto, alla vigilia di un’altra manifestazione a Montecitorio. E quella volta ci riuscì, vennero in pochi a Roma.
Quando si cerca di sabotare la partecipazione civica, il risveglio di una popolazione, la messa in moto dei cervelli, c’è poco da fidarsi. E’ il contrario della democrazia e dell’interesse pubblico.

Dopo il 16 ci sentiamo uniti e forti: le proteste contro la Rai
Con la manifestazione del 16 L’Aquila si giocava il futuro. Un flop ci avrebbe definitivamente dati in pasto ad un Governo prevaricatore. Ora siamo più sereni perché ci sentiamo uniti, forti e numerosi.
L’ultima offensiva lanciata spontaneamente dai miei concittadini è ai tg Rai. Una valanga di mail di protesta ha già intasato i loro siti ed altre proteste si preparano contro i giornalisti asserviti che hanno dimenticato il loro vero dovere di cani da guardia del potere, non di cani da compagnia.
Che sia L’Aquila l’avamposto di una nuova, dignitosa e reattiva Italia?


Stefania Pezzopane
Responsabile Nazionale PD per la Ricostruzione
Vice Presidente del Consiglio Provinciale

LiberEtà in festa

mercoledì 9 giugno 2010

Inizia sabato 12 giugno alle ore 16,30 LiberEtà in festa.Le leghe SPI del Veneto Orientale (Lemene, Livenza, Piave e Sile) invitano i pensionati e la cittadinanza a partecipare agli appuntamenti in programma.

Sabato 12 giugno ore 16,30 - sala consiliare Municipio di Portogruaro
Pubblico dibattito su:
   
Immigrazione: tra accoglienza e razzismo
Ne parlano:
On. Jean Léonard Touadi (parlamentare italiano)
Don Pierluigi Di Piazza (del centro Balducci di Zugliano)
Ivan Pedretti (segretario regionale e nazionale SPI)
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Mercoledì 16 giugno ore 21,00 - teatro Pascutto San Stino di Livenza
 La compagnia teatrale "La Goldoniana" Presenta:
I RUSTEGHI
di Carlo Goldoni
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Venerdì 18 giugno ore 17,00 - Villa Comunale Portogruaro
LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA: BASE DELLA NOSTRA LIBERTA'
Ne parlano:
Prof. Antonio Cantaro (docente di Diritto Costituzionale all'Università di Urbino)
Riccardo Terzi (Segretario SPI CGIL nazionale)
Prof.ssa Imelde Rosa Pellegrini (presidente ANPI Portogruaro)
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Sabato 19 giugno - Area festeggiamenti Giussago di Portogruaro
ore 17,00  Caccia al tesoro per bambini in coppia con nonno/a o genitori.
ore 19,00  Aperitivo, cena, musica e ballo.
ore 22,00  Estrazione lotteria.

Lettera aperta a Silvio Berlusconi

lunedì 7 giugno 2010

La scrittrice albanese Elvira Dones ha scritto questa lettera aperta al premier Silvio Berlusconi in merito alla battuta del Cavaliere sulle "belle  ragazze albanesi".
In visita a Tirana, durante l'incontro con Berisha, il premier ha attaccato gli scafisti e ha chiesto più vigilanza all'Albania.
Poi ha aggiunto:  "Faremo eccezioni solo per chi porta belle ragazze".

Oggetto: Lettera aperta della scrittrice albanese Elvira Dones


NATA FEMMINA

"Egregio Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione."

Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate.

A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.

Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero.

Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare,sogna il miracolo.
E' una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.
In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.