mercoledì 28 novembre 2012



Sanità: CGIL, l’idea di Monti di demolizione e privatizzazione del SSN non è più sostenibile
LA CGIL avverte "la ricetta di Monti che auspica più fondi privati colpisce il diritto universale alla salute e alle cure garantito dalle risorse pubbliche, spalancando le porte al mercato assicurativo in sanità, che curerebbe solo chi se lo può permettere"
“Quello che non è più sostenibile per il Paese è l'idea di demolizione e privatizzazione del servizio sanitario pubblico che ha il presidente Monti. Così Vera Lamonica, segretario nazionale della CGIL, risponde alle parole del premier.
“Il nostro Servizio Sanitario Nazionale - aggiunge - è tra i migliori ed i meno costosi al mondo. Se è in sofferenza, lo è a causa dei tagli dissennati, 30 miliardi negli ultimi 5 anni di cui ben 10 decisi da questo governo, che stanno riducendo i servizi per i cittadini. Servizi che peraltro sono spesso garantiti da lavoratori precari e destinati quindi ad andare in ulteriore crisi con la scadenza dei contratti in essere”.
“La ricetta di Monti che auspica più fondi privati - prosegue Lamonica - colpisce il diritto universale alla salute e alle cure garantito dalle risorse pubbliche, spalancando le porte al mercato assicurativo in sanità, che curerebbe solo chi se lo può permettere. Proprio mentre Obama negli Usa questo sistema sta cercando di cambiarlo. Oppure è il vagheggiamento di un ritorno al sistema delle vecchie mutue, carrozzoni di dubbia qualità e pieni di debiti, da cui l'Italia si è liberata proprio con il SSN pubblico ed universale”.
“Quello che serve - conclude il segretario della CGIL - è esattamente il contrario: bisogna investire, perché il sistema sanitario oltre a garantire diritti di cittadinanza, produce crescita, sviluppo e innovazione”.


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venerdì 23 novembre 2012



Inps: CGIL, bilancio sociale fotografa situazione esplosiva, da ministro nemmeno una parola
Sono oltre 7milioni i pensionati con meno di 1000 euro al mese, crolla l'occupazione giovanile, continua a calare il potere d'aquisto delle famigli italiane, di fronte a questa situazione la CGIL richiama il governo alle sue responsabilità. Per la Confederazione "bisognerebbe affrontare finalmente il tema della governance, garantendo alle parti sociali di svolgere un effettivo ruolo di indirizzo e di vigilanza, nell'ottica di garantire un effettivo governo duale dell'Ente"
“Oltre la metà dei pensionati sotto i 1.000 euro al mese, il crollo dell'occupazione in particolare dei giovani, i redditi in calo, la CIG oltre il miliardo di ore. Il Bilancio sociale dell'Inps fotografa una situazione sociale esplosiva, peraltro ulteriormente aggravatasi nel corso del 2012”. Così il segretario nazionale della CGIL, Vera Lamonica commenta i numeri del Bilancio sociale Inps 2011,  presentato oggi a Roma nella sede del Cnel
“E' singolare - prosegue il dirigente della CGIL - che su tutto questo il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, nel suo intervento conclusivo non abbia speso una parola, limitandosi a ribadire il suo concetto di sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale, scisso da ogni considerazione sulla sua molto discutibile sostenibilità sociale”.
“La principale funzione dell’Inps - aggiunge Lamonica - non deve essere quella di educare,  tanto meno di fare propaganda alla bontà delle riforme. L'Inps è l'Ente che gestisce tutte le prestazioni di welfare del Paese e deve garantire oltre che efficienza anche efficacia dei servizi e delle prestazioni. Deve aprire, e non chiudere, le porte ai cittadini che sempre più riempiono le file ai patronati, che stanno svolgendo una meritoria e non riconosciuta azione di supplenza, e per fare questo tutto serve tranne nuovi tagli, che colpirebbero pesantemente anche l'attuale livello di servizi”
“Infine - conclude il segretario nazionale della CGIL - per quanto riguarda la partecipazione, bisognerebbe affrontare finalmente il tema della governance, garantendo alle parti sociali, espressione di lavoratori ed imprese, di svolgere un effettivo ruolo di indirizzo e di vigilanza, nell'ottica di garantire un effettivo governo duale dell'Ente".

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venerdì 9 novembre 2012



14 novembre: la mobilitazione in Europa, gli appuntamenti
Roma, Bucarest, Praga, Stoccolma, Madrid, Lisbona, Atene e in tante altre città europee, il 14 novembre scenderanno in piazza i lavoratori e le lavoratrici per dire: l'austerità non funziona, è necessario un cambio di rotta per ridare impulso al lavoro e per ristabilire la giustizia sociale e la solidarietà tra i paesi. Manifestazioni, sit-in e scioperi generali si susseguiranno per tutta la giornata
 
Roma, Bucarest, Praga, Stoccolma, Madrid, Lisbona, Atene e in tante altre città europee, il 14 novembre scenderanno in piazza i lavoratori e le lavoratrici per dire: l'austerità non funziona, è necessario un cambio di rotta per ridare impulso al lavoro e per ristabilire la giustizia sociale e la solidarietà tra i paesi. Manifestazioni, sit-in e scioperi generali si susseguiranno per tutta la giornata, in occasione della mobilitazione indetta dalla Confederazione Europea dei Sindacati alla quale ha aderito anche la CGIL con uno sciopero generale di 4 e 8 ore e cortei in tutta Italia.
A pagare a caro prezzo i costi della crisi e le conseguenze delle politiche di austerità sono proprio i lavoratori e le lavoratrici, mentre “il mondo della finanza e gli speculatori continuano a prosperare” denuncia la CES che, sottolinea come in Europa 25milioni di persone non hanno un'occupazione e che, in alcuni paesi, il tasso di disoccupazione giovanile supera il 50%.
Il senso di ingiustizia cresce e con esso anche lo scontento sociale, per questo i sindacati europei chiamano tutte le lavoratrici ed i lavoratori a partecipare alla giornata di mobilitazione proclamata per mercoledì prossimo. Secondo la CES, è indispensabile innanzitutto ricostruire una solidarietà tra i cittadini europei affinchè le rivendicazioni siano sempre più forti, come la lotta allo smantellamento dello stato sociale, alla flessibilità del mercato del lavoro, alla privatizzazione dei servizi pubblici, alla pressione sul ribasso dei salari, alla diminuzione delle pensioni. Per il lavoro e la solidarietà, contro le disuguaglianze sociali in piazza il 14 novembre.


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lunedì 5 novembre 2012


Welfare: basta con i tagli, il Paese non regge
Partecipatissima la manifestazione presidio davanti a Montecitorio promossa da oltre 40 organizzazioni del terzo settore e del mondo sindacale appartenenti alla rete 'Cresce il welfare, cresce l'Italia'. Una delegazione ha incontrato i gruppi parlamentari (Pd, Udc, Lega Nord, Idv, Pdl e Fli) prima della chiusura del tempo per la presentazione degli emendamenti alla Legge di stabilità. Si chiede il rifinanziamento dei fondi Politiche sociali e non autosufficienza che sono stati praticamente azzerati

“Tutti i gruppi parlamentari che oggi hanno ricevuto la delegazione della rete 'Cresce il welfare, cresce l'Italia' hanno preso degli impegni molto precisi con noi, sui quali ora vigileremo e presidieremo. Quello di oggi è stato un segnale molto importante che abbiamo dato al Paese. Per la prima volta dopo tanti anni si sono dette due cose fondamentali: che bisogna finirla con la politica dei tagli al welfare e che è arrivato il momento di restituire alla società almeno una parte del mal tolto”. Questo il commento di Vera Lamonica, Segretario Confederale della CGIL alla manifestazione-presidio di  40 organizzazioni del terzo settore e del mondo sindacale che si è svolta questa mattina (31 ottobre) davanti a Montecitorio in contemporanea alle ultime battute parlamentari prima della chiusura della consegna degli emendamenti alla legge di stabilità.

Sia Vera Lamonica, sia gli altri protagonisti della manifestazione che poi hanno parlato in conferenza stampa (Paolo Beni, presidente dell'Arci e Paola Menetti, presidente di Lega coop sociali), hanno dato la notizia della disponibilità dei gruppi parlamentari (dal Pd al Pdl) di presentare emendamenti sul welfare, in particolare sui tagli al sociale e sul clamoroso taglio del Fondo sociale nazionale. Abbiamo infatti assistito finora ad un vero e proprio smantellamento del  Fondo sociale, ma i gruppi parlamentari che hanno ricevuto la delegazione della rete Cresce il welfare hanno detto che si sarebbero impegnati con il governo al ripristino del Fondo per le politiche sociali e al Fondo per la non autosufficienza. Se si ottenesse questo, sarebbe un primo passo sulla strada di un rifinanziamento del welfare che risponda alla domanda sociale di servizi che c'è nel Paese.

L'altro punto su cui si sono impegnati i gruppi parlamentari riguarda il generale rifinanziamento di tutti i fondi per il sociale che hanno subito nell'ultimo periodo un ridimensionamento di oltre il 10%, con il rischio che in alcuni snodi vitali del welfare italiano venga meno l'erogazione dei servizi sociali essenziali, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro di chi oggi è impegnato in questi settori di prossimità sociale.

In attesa della chiusura del tempo per la presentazione degli emendamenti alla legge di stabilità i promotori della manifestazione di oggi esprimono soddisfazione non solo per gli impegni presi dai gruppi politici, ma anche per la grande e particolare presenza in piazza. C'erano infatti quasi tutte le associazioni che si occupano di disabilità ed era rappresentato quasi tutto il variegato mondo del Terzo settore.

Le cinquanta organizzazioni del terzo settore e del mondo sindacale, tra cui la CGIL, lo SPI, la Funzione Pubblica CGIL e l'INCA, che hanno dato vita alla mobilitazione e alla campagna 'Cresce il welfare, cresce l’Italia' si erano date appuntamento in piazza Montecitorio (sotto una pioggia inclemente), proprio per dire al governo Monti che “è sbagliato contrapporre welfare e crescita economica, anzi che proprio il welfare rappresenta un motore di sviluppo per far ripartire il nostro Paese”.

Si ribadisce dunque la richiesta al governo di una decisa inversione di tendenza nella manovra di bilancio 2013: “Basta tagli al sociale e subito un rilancio delle politiche di welfare per puntare davvero allo sviluppo dell’Italia”, affermano, spiegando come sia indispensabile “mettere in moto una politica di investimenti nel sociale che generi lavoro, solidarietà, coesione, sostegno alle fasce economiche più povere”. “Il governo Monti – dice la Rete del welfare - ha iniziato il suo operato comunicando tre parole d’ordine: rigore, crescita, equità. Ad oggi è stato applicato ampiamente soltanto il rigore”.

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