venerdì 7 dicembre 2012


Pensionati: sindacati, il 7 dicembre in piazza per dire 'Il tempo è scaduto'
Giornata di mobilitazione nazionale unitaria di SPI CGIL, FNP CISL e UILP UIL con presidi in varie città davanti alle Prefetture e ai Comuni. Visto il particolare momento politico, sospeso il presidio nazionale al Senato. Previsto un sit-in in Piazza SS Apostoli
'Il tempo è scaduto'. Con queste parole d'ordine i sindacati dei pensionati SPI CGIL, FNP CISL e UILP UIL hanno indetto per il 7 dicembre una giornata di mobilitazione nazionale con presidi dalle 10 alle 12 davanti alle Prefetture e ai Comuni. A Roma , visto il particolare momento politico, è stata  sospesa la manifestazione organizzata inizialmente; ci sarà invece un sit-in n Piazza  SS Apostoli dove è prevista la partecipazione dei tre segretari generali di categoria, Carla Cantone, Gigi Bonfanti e Romano Bellissima.

I pensionati stanno pagando un prezzo altissimo e sono duramente colpiti dagli effetti della crisi e dalle misure di rigore finora adottate dal governo: blocco della rivalutazione delle pensioni, introduzione dell’Imu sulla prima casa, tagli al welfare e ai trasferimenti a Regioni ed Enti locali, aumento dei prezzi e delle tariffe.
Con questa giornata SPI, FNP e UILP chiedono al governo, al Parlamento, alle amministrazioni locali e alle forze politiche interventi concreti e urgenti in favore dei pensionati e delle persone anziane attraverso il sostegno dei redditi da pensione, una nuova politica fiscale, il rilancio del welfare pubblico e una legge nazionale per la non autosufficienza.

“Il tempo è scaduto, vogliamo equità e giustizia sociale perché non è possibile che a pagare siano sempre e solo le fasce più deboli del paese” dicono i tre dirigenti sindacali Cantone, Bonfanti e Bellissima alla vigilia della giornata di mobilitazione nazionale dei pensionati. Domani i pensionati scenderanno ancora una volta in piazza, spiegano in una nota “perché non ne possono più delle politiche di rigore messe in atto fino ad adesso”.

Nessuna politica di rilancio sarà possibile – avvertono i tre Segretari generali – ignorando la condizione degli anziani, che costituiscono il 20% della popolazione. Se si continuerà in questo modo i consumi degli anziani si ridurranno ulteriormente e sarà sempre più difficile per l’Italia uscire dalla recessione e dalla crisi. Gli anziani inoltre non potranno più svolgere quel ruolo sociale fondamentale di aiuto anche economico alle famiglie dei loro figli e nipoti, spesso disoccupati”.
SPI CGIL, FNP CISL e UILP UIL sottolineano come sia “arrivato il momento di sedersi ad un tavolo e si risolvano i problemi che ogni pensionato è costretto a vivere quotidianamente per superare le difficoltà derivanti dalle misure vessatorie adottate dal governo. Ora il Governo deve dare delle risposte concrete alle richieste più volte avanzate!”.In tanti – conclude la nota - diremo al governo che è ora che intervenga per tutelare i redditi da pensione, per rilanciare welfare e sanità, per ridurre il peso del fisco e per affrontare la questione irrisolta della non autosufficienza”.

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lunedì 3 dicembre 2012


Pensionati: SPI CGIL, FNP CISL e UILP UIL, il 7 dicembre giornata di mobilitazione 'Il tempo è scaduto'
Presidi in tutte le città italiane dalle 10 alle 12 davanti alle Prefetture e ai Comuni. A Roma davanti al Senato interverranno i tre Segretari generali Carla Cantone, Gigi Bonfanti e Romano Bellissima.
 
Il tempo è scaduto. I pensionati stanno pagando un prezzo altissimo e sono duramente colpiti dagli effetti della crisi e dalle misure di rigore finora adottate dal governo: blocco della rivalutazione delle pensioni, introduzione dell’Imu sulla prima casa, tagli al welfare e ai trasferimenti a Regioni ed Enti locali, aumento dei prezzi e delle tariffe.

E’ per questo che SPI CGIL, FNP CISL e UILP UIL hanno indetto per il prossimo 7 dicembre una giornata di mobilitazione nazionale con presidi dalle 10 alle 12 davanti alle Prefetture e ai Comuni e a Roma davanti al Senato.


Con questa giornata SPI, FNP e UILP chiedono al governo, al Parlamento, alle amministrazioni locali e alle forze politiche interventi concreti e urgenti in favore dei pensionati e delle persone anziane attraverso il sostegno dei redditi da pensione, una nuova politica fiscale, il rilancio del welfare pubblico e una legge nazionale per la non autosufficienza.

Al presidio di Roma davanti al Senato interverranno i Segretari generali di SPI, FNP e UILP, Carla Cantone, Gigi Bonfanti e Romano Bellissima.
 
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mercoledì 28 novembre 2012



Sanità: CGIL, l’idea di Monti di demolizione e privatizzazione del SSN non è più sostenibile
LA CGIL avverte "la ricetta di Monti che auspica più fondi privati colpisce il diritto universale alla salute e alle cure garantito dalle risorse pubbliche, spalancando le porte al mercato assicurativo in sanità, che curerebbe solo chi se lo può permettere"
“Quello che non è più sostenibile per il Paese è l'idea di demolizione e privatizzazione del servizio sanitario pubblico che ha il presidente Monti. Così Vera Lamonica, segretario nazionale della CGIL, risponde alle parole del premier.
“Il nostro Servizio Sanitario Nazionale - aggiunge - è tra i migliori ed i meno costosi al mondo. Se è in sofferenza, lo è a causa dei tagli dissennati, 30 miliardi negli ultimi 5 anni di cui ben 10 decisi da questo governo, che stanno riducendo i servizi per i cittadini. Servizi che peraltro sono spesso garantiti da lavoratori precari e destinati quindi ad andare in ulteriore crisi con la scadenza dei contratti in essere”.
“La ricetta di Monti che auspica più fondi privati - prosegue Lamonica - colpisce il diritto universale alla salute e alle cure garantito dalle risorse pubbliche, spalancando le porte al mercato assicurativo in sanità, che curerebbe solo chi se lo può permettere. Proprio mentre Obama negli Usa questo sistema sta cercando di cambiarlo. Oppure è il vagheggiamento di un ritorno al sistema delle vecchie mutue, carrozzoni di dubbia qualità e pieni di debiti, da cui l'Italia si è liberata proprio con il SSN pubblico ed universale”.
“Quello che serve - conclude il segretario della CGIL - è esattamente il contrario: bisogna investire, perché il sistema sanitario oltre a garantire diritti di cittadinanza, produce crescita, sviluppo e innovazione”.


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venerdì 23 novembre 2012



Inps: CGIL, bilancio sociale fotografa situazione esplosiva, da ministro nemmeno una parola
Sono oltre 7milioni i pensionati con meno di 1000 euro al mese, crolla l'occupazione giovanile, continua a calare il potere d'aquisto delle famigli italiane, di fronte a questa situazione la CGIL richiama il governo alle sue responsabilità. Per la Confederazione "bisognerebbe affrontare finalmente il tema della governance, garantendo alle parti sociali di svolgere un effettivo ruolo di indirizzo e di vigilanza, nell'ottica di garantire un effettivo governo duale dell'Ente"
“Oltre la metà dei pensionati sotto i 1.000 euro al mese, il crollo dell'occupazione in particolare dei giovani, i redditi in calo, la CIG oltre il miliardo di ore. Il Bilancio sociale dell'Inps fotografa una situazione sociale esplosiva, peraltro ulteriormente aggravatasi nel corso del 2012”. Così il segretario nazionale della CGIL, Vera Lamonica commenta i numeri del Bilancio sociale Inps 2011,  presentato oggi a Roma nella sede del Cnel
“E' singolare - prosegue il dirigente della CGIL - che su tutto questo il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, nel suo intervento conclusivo non abbia speso una parola, limitandosi a ribadire il suo concetto di sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale, scisso da ogni considerazione sulla sua molto discutibile sostenibilità sociale”.
“La principale funzione dell’Inps - aggiunge Lamonica - non deve essere quella di educare,  tanto meno di fare propaganda alla bontà delle riforme. L'Inps è l'Ente che gestisce tutte le prestazioni di welfare del Paese e deve garantire oltre che efficienza anche efficacia dei servizi e delle prestazioni. Deve aprire, e non chiudere, le porte ai cittadini che sempre più riempiono le file ai patronati, che stanno svolgendo una meritoria e non riconosciuta azione di supplenza, e per fare questo tutto serve tranne nuovi tagli, che colpirebbero pesantemente anche l'attuale livello di servizi”
“Infine - conclude il segretario nazionale della CGIL - per quanto riguarda la partecipazione, bisognerebbe affrontare finalmente il tema della governance, garantendo alle parti sociali, espressione di lavoratori ed imprese, di svolgere un effettivo ruolo di indirizzo e di vigilanza, nell'ottica di garantire un effettivo governo duale dell'Ente".

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venerdì 9 novembre 2012



14 novembre: la mobilitazione in Europa, gli appuntamenti
Roma, Bucarest, Praga, Stoccolma, Madrid, Lisbona, Atene e in tante altre città europee, il 14 novembre scenderanno in piazza i lavoratori e le lavoratrici per dire: l'austerità non funziona, è necessario un cambio di rotta per ridare impulso al lavoro e per ristabilire la giustizia sociale e la solidarietà tra i paesi. Manifestazioni, sit-in e scioperi generali si susseguiranno per tutta la giornata
 
Roma, Bucarest, Praga, Stoccolma, Madrid, Lisbona, Atene e in tante altre città europee, il 14 novembre scenderanno in piazza i lavoratori e le lavoratrici per dire: l'austerità non funziona, è necessario un cambio di rotta per ridare impulso al lavoro e per ristabilire la giustizia sociale e la solidarietà tra i paesi. Manifestazioni, sit-in e scioperi generali si susseguiranno per tutta la giornata, in occasione della mobilitazione indetta dalla Confederazione Europea dei Sindacati alla quale ha aderito anche la CGIL con uno sciopero generale di 4 e 8 ore e cortei in tutta Italia.
A pagare a caro prezzo i costi della crisi e le conseguenze delle politiche di austerità sono proprio i lavoratori e le lavoratrici, mentre “il mondo della finanza e gli speculatori continuano a prosperare” denuncia la CES che, sottolinea come in Europa 25milioni di persone non hanno un'occupazione e che, in alcuni paesi, il tasso di disoccupazione giovanile supera il 50%.
Il senso di ingiustizia cresce e con esso anche lo scontento sociale, per questo i sindacati europei chiamano tutte le lavoratrici ed i lavoratori a partecipare alla giornata di mobilitazione proclamata per mercoledì prossimo. Secondo la CES, è indispensabile innanzitutto ricostruire una solidarietà tra i cittadini europei affinchè le rivendicazioni siano sempre più forti, come la lotta allo smantellamento dello stato sociale, alla flessibilità del mercato del lavoro, alla privatizzazione dei servizi pubblici, alla pressione sul ribasso dei salari, alla diminuzione delle pensioni. Per il lavoro e la solidarietà, contro le disuguaglianze sociali in piazza il 14 novembre.


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lunedì 5 novembre 2012


Welfare: basta con i tagli, il Paese non regge
Partecipatissima la manifestazione presidio davanti a Montecitorio promossa da oltre 40 organizzazioni del terzo settore e del mondo sindacale appartenenti alla rete 'Cresce il welfare, cresce l'Italia'. Una delegazione ha incontrato i gruppi parlamentari (Pd, Udc, Lega Nord, Idv, Pdl e Fli) prima della chiusura del tempo per la presentazione degli emendamenti alla Legge di stabilità. Si chiede il rifinanziamento dei fondi Politiche sociali e non autosufficienza che sono stati praticamente azzerati

“Tutti i gruppi parlamentari che oggi hanno ricevuto la delegazione della rete 'Cresce il welfare, cresce l'Italia' hanno preso degli impegni molto precisi con noi, sui quali ora vigileremo e presidieremo. Quello di oggi è stato un segnale molto importante che abbiamo dato al Paese. Per la prima volta dopo tanti anni si sono dette due cose fondamentali: che bisogna finirla con la politica dei tagli al welfare e che è arrivato il momento di restituire alla società almeno una parte del mal tolto”. Questo il commento di Vera Lamonica, Segretario Confederale della CGIL alla manifestazione-presidio di  40 organizzazioni del terzo settore e del mondo sindacale che si è svolta questa mattina (31 ottobre) davanti a Montecitorio in contemporanea alle ultime battute parlamentari prima della chiusura della consegna degli emendamenti alla legge di stabilità.

Sia Vera Lamonica, sia gli altri protagonisti della manifestazione che poi hanno parlato in conferenza stampa (Paolo Beni, presidente dell'Arci e Paola Menetti, presidente di Lega coop sociali), hanno dato la notizia della disponibilità dei gruppi parlamentari (dal Pd al Pdl) di presentare emendamenti sul welfare, in particolare sui tagli al sociale e sul clamoroso taglio del Fondo sociale nazionale. Abbiamo infatti assistito finora ad un vero e proprio smantellamento del  Fondo sociale, ma i gruppi parlamentari che hanno ricevuto la delegazione della rete Cresce il welfare hanno detto che si sarebbero impegnati con il governo al ripristino del Fondo per le politiche sociali e al Fondo per la non autosufficienza. Se si ottenesse questo, sarebbe un primo passo sulla strada di un rifinanziamento del welfare che risponda alla domanda sociale di servizi che c'è nel Paese.

L'altro punto su cui si sono impegnati i gruppi parlamentari riguarda il generale rifinanziamento di tutti i fondi per il sociale che hanno subito nell'ultimo periodo un ridimensionamento di oltre il 10%, con il rischio che in alcuni snodi vitali del welfare italiano venga meno l'erogazione dei servizi sociali essenziali, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro di chi oggi è impegnato in questi settori di prossimità sociale.

In attesa della chiusura del tempo per la presentazione degli emendamenti alla legge di stabilità i promotori della manifestazione di oggi esprimono soddisfazione non solo per gli impegni presi dai gruppi politici, ma anche per la grande e particolare presenza in piazza. C'erano infatti quasi tutte le associazioni che si occupano di disabilità ed era rappresentato quasi tutto il variegato mondo del Terzo settore.

Le cinquanta organizzazioni del terzo settore e del mondo sindacale, tra cui la CGIL, lo SPI, la Funzione Pubblica CGIL e l'INCA, che hanno dato vita alla mobilitazione e alla campagna 'Cresce il welfare, cresce l’Italia' si erano date appuntamento in piazza Montecitorio (sotto una pioggia inclemente), proprio per dire al governo Monti che “è sbagliato contrapporre welfare e crescita economica, anzi che proprio il welfare rappresenta un motore di sviluppo per far ripartire il nostro Paese”.

Si ribadisce dunque la richiesta al governo di una decisa inversione di tendenza nella manovra di bilancio 2013: “Basta tagli al sociale e subito un rilancio delle politiche di welfare per puntare davvero allo sviluppo dell’Italia”, affermano, spiegando come sia indispensabile “mettere in moto una politica di investimenti nel sociale che generi lavoro, solidarietà, coesione, sostegno alle fasce economiche più povere”. “Il governo Monti – dice la Rete del welfare - ha iniziato il suo operato comunicando tre parole d’ordine: rigore, crescita, equità. Ad oggi è stato applicato ampiamente soltanto il rigore”.

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mercoledì 31 ottobre 2012


Richiesta unitaria di confronto con il Governo sull'apprendimento permanente
  
CGIL, CISL e UIL chiedono al Ministro del Lavoro e al Ministro dell'Istruzione l'immediata apertura di un tavolo di confronto sull'apprendimento permanente.
Dopo l'approvazione del Regolamento dei Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti e l'approvazione delle norme sull'apprendimento permanente contenute nella Legge di riforma del mercato del lavoro, è necessario un serrato coinvolgimento delle parti sociali per sviluppare anche in Italia, la strategia del lifelong learning.

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CGIL: 14 novembre sciopero generale e manifestazione europea
Quattro ore di sciopero generale “per il lavoro e la solidarietà contro l’austerità” in occasione della giornata di mobilitazione europea, è quanto deciso dalla Segreteria nazionale della CGIL. "Per cambiare le politiche europee e quelle nazionali a partire dalle legge di stabilità" .
  
La CGIL proclama per mercoledì 14 novembre uno sciopero generale di 4 ore, in concomitanza con la giornata di mobilitazione europea indetta dalla CES, Confederazione europea dei sindacati, dal titolo: 'Per il lavoro e la solidarietà contro l’austerità.
La CGIL prosegue quindi la sua mobilitazione, questa volta al fianco dei sindacati europei, come già annunciato dal Segretario Generale Susanna Camusso, dal palco di piazza San Giovanni, in occasione della manifestazione nazionale del 20 ottobre. Una giornata di protesta per cambiare le politiche europee e quelle nazionali a partire dalle legge di stabilità varata dal governo Monti. Dopo aver cercato invano di costruire una giornata di mobilitazione unitaria anche con CISL e UIL, la CGIL dichiara quattro ore di sciopero generale da gestire a livello territoriale anche in coerenza con il mandato ricevuto dall’ultimo Comitato Direttivo.
“L'austerità non funziona” si legge in una nota della Confederazione europea dei sindacati, le conseguenze per l'Europa sono devastanti: blocco della crescita e disoccupazione in continuo aumento. Con i tagli ai salari e alle protezioni sociali si aggravano le disuguaglianze e l'ingiustizia sociale. Secondo la CES sono 25milioni gli europei che non hanno lavoro e in alcuni paesi il tasso di disoccupazione giovanile supera il 50%.
E' necessario un cambio di rotta. La CGIL insieme alla CES chiede un patto sociale per l'Europa, con un “vero dialogo sociale”, una politica economica che stimoli un'occupazione di qualità, un'ambiziosa politica industriale europea orientata verso un'economia verde. Tra le rivendicazioni anche l'effettiva applicazione di una tassa sulle transizioni finanziarie per combattere la speculazione e agevolare politiche di investimento, la lotta all'evasione e la frode fiscale, il rispetto per la contrattazione collettiva e il rispetto dei diritti sociali e sindacali fondamentali.

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giovedì 25 ottobre 2012



Pensioni. Lamonica: bene la Commissione su esodati, governo non ostacoli
ROMA, 24 ottobre. “La commissione lavoro della camera ha fatto un ottimo lavoro, a dimostrazione che quando si ascolta e si interloquisce, le soluzioni ai problemi si possono trovare”. Lo afferma Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil a proposito dell'emendamento sulla platea degli esodati.
“L'emendamento votato spiega la dirigente della Cgil - restituisce speranza alle lavoratrici ed ai lavoratori cosiddetti esodati, perché trasforma il fondino assistenziale proposto dal governo in un fondo per la copertura previdenziale e norma l'allargamento della platea sulla base delle tipologie e dei criteri gia' individuati nella proposta di legge 5103, primo firmatario Damiano”.
“Auspichiamo – conclude Lamonica - che il governo, che il problema lo ha creato, non opponga ulteriori pretestuosi ostacoli, anche perché la copertura individuata, per una volta, si alimenta di un contributo di solidarietà sui redditi alti mentre risolve, seppur non ancora totalmente, un problema di pesante impatto sociale”.

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lunedì 15 ottobre 2012



Legge 104: i tre giorni di permesso retribuiti solo a metà

Decreto stabilità: fuori chi ha genitori disabili. Sindacati sul piede di guerra.

La legge di stabilità prevede tagli anche sui permessi previsti dalla legge 104/1992, la norma che consente a un  parente di un disabile o di una persona affetto da handicap di usufruire di tre giorni al mese di permessoper prendersi cura del congiunto.
Oggi i lavoratori dipendenti vedono retribuirsi l'intera giornata di lavoro: la legge di stabilità prevede che la retribuzione scenda al 50%, a meno che il dipendente non usufruisca dei permessi perché egli stesso affetto da patologie, o per assistere i figli o un coniuge.
La retribuzione è quindi dimezzata per chi deve assistere i genitori disabili.

Cgil: "Norma scandalosa"

Sul piede di guerra i sindacati. Per la Cgil, si tratta di un atto di discriminazione che creerà ulteriori differenze fra i cittadini. Secondo Nina Daita, responsabile dell’Ufficio disabilità della Cgil nazionale, la norma contenuta nel Dl Stabilità è “scandalosa e indecente. Non troviamo termini migliori per descrivere l’ennesimo taglio all’assistenza delle persone disabili.
Con il dimezzamento della quota delle retribuzioni dei lavoratori che assistono genitori disabili si colpiscono ancora una volta i più deboli”. Protestano anche le associazioni che rappresentano le persone disabili.
 
 
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lunedì 8 ottobre 2012



Camusso: lavoro priorità assoluta. Il 20 ottobre avviamo una nuova stagione
Il lavoro è la priorità assoluta. La politica deve tornare a occuparsi di un Paese che non ce la fa più. Con la manifestazione del 20 ottobre a piazza San Giovanni a Roma la CGIL vuole avviare un nuovo percorso, una stagione di rottura con il liberismo. Intervista al Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso all'Unità

Intervista di Rinaldo Gianola sull'Unità del 6 ottobre 2012
Niente politica industriale, disattenzione alle emergenze del lavoro, zero investimenti, crescita pericolosa delle diseguaglianze. Questo autunno propone un'Italia in piena emergenza economica e sociale, una situazione che viene fronteggiata dal governo con politiche inadeguate, insufficienti. Per questo Susanna Camusso chiama la CGIL a una nuova stagione di mobilitazione e di impegno.
A partire dalla giornata del 20 ottobre, in piazza San Giovanni a Roma, la piazza delle grandi sfide sindacali.
Spiega: «Chiediamo al governo scelte chiare di politica industriale, difesa degli insediamenti produttivi, detassazione delle tredicesime, sostegno ai lavoratori esodati, ai dipendenti delle aziende in difficoltà. C'è bisogno di una svolta profonda di politica economica perchè il Paese non ce la fa».
Segretario Camusso, qual è la situazione del lavoro e dell'industria?
«Assistiamo con enorme preoccupazione alla scomparsa di pezzi importanti del tessuto industriale. Siderurgia, auto, alluminio, distribuzione sono settori a rischio. Siamo un Paese che non investe. Per richiamare l'attenzione i lavoratori devono mettere in pericolo la propria vita salendo sui tetti, sulle torri, sui campanili. Il governo e il Paese forse non comprendono pienamente la gravità e i rischi di questo momento. L'occupazione e la difesa della nostra industria sono priorità assolute».
L'azione del governo Monti non la soddisfa?
«No, e non è una questione personale. Non soddisfa il Paese. Dobbiamo fare uno sforzo comune, forte per aiutare chi perde il posto, chi vede la chiusura della propria azienda, chi cerca di salvare un pezzo di produzione. C'è una distanza enorme tra le condizioni reali di vita dei cittadini e le azioni del governo. C'è un'Italia insicura, impaurita che va aiutata, dobbiamo ricostruire un clima di fiducia, di speranza tra le persone».
Cosa chiede alla politica?
«Mi piacerebbe che la politica parlasse al Paese, dei problemi della gente, anziché concentrarsi su se stessa, su formule ed equilibri spesso incomprensibili. Sarebbe necessaria in questo momento una proposta forte, radicale, di autoriforma della politica in grado di riconquistare il consenso dei cittadini, di rafforzare la base democratica. Tocca ai partiti formulare proposte chiare per battere le diseguaglianze crescenti, per migliorare le condizioni di vita di chi sta peggio, per garantire reddito, lavoro, pensioni, occupazione ai giovani e alle donne».
Monti sostiene che la differenza non è più tra destra e sinistra, ma tra chi paga le tasse e chi evade. È d'accordo?
«No. È una semplificazione che non va bene. L'evasione fiscale è stata una scelta politica di destra, di Berlusconi. È la destra che ha favorito i condoni, i capitali scudati, i furbetti del fisco. Si può criticare la politica, ma la politica non è tutta uguale».
Il governo ha ventilato l'ipotesi di una riduzione del carico fiscale, Squinzi dice che di troppe tasse si muore...
«Il governo ha offerto un messaggio contraddittorio sulle tasse. Ha aperto uno spiraglio e poi ha fatto marcia indietro. A Squinzi vorrei dire che di troppa diseguaglianza fiscale si muore. Sono i lavoratori dipendenti, i pensionati che pagano troppe tasse. Sono i redditi delle persone fisiche gravati da un carico eccessivo, non sono certo le rendite ad essere penalizzate. Questa ingiustizia peggiora la recessione e favorisce i privilegiati che fuggono dal fisco».
Cosa si attende dal Pd?
«Una proposta per un'Italia diversa. Il Pd ha la grande responsabilità di guidare la svolta di governo. È un impegno gravoso, ma stimolante. Metta al centro della sua politica il lavoro, i diritti, il welfare, la politica industriale, un modello di eguaglianza sociale, tiri fuori il Paese da questo disastro combinato dai liberisti».
Qual è una politica alternativa?
«Una piattaforma socialdemocratica per il welfare, la civiltà del lavoro, la costruzione di un modello più giusto di società per rimettere insieme il Paese, per attutire i danni combinati dalla destra che ha lavorato per dividere i cittadini. Dobbiamo riflettere sul fatto che cresce non solo la disoccupazione, ma anche il lavoro povero e chi è occupato spesso non ce la fa. C'è un deterioramento pericoloso del tessuto sociale, anche di quei soggetti che definiamo garantiti. L'Italia ha bisogno di una svolta perchè dopo quattro anni di crisi e due di sacrifici pesantissimi siamo ancora in mezzo al guado»
Il sindacato cosa può offrire in questo percorso?
«Il sindacato ha i suoi problemi, le divisioni non aiutano, nè aiuta l'eccesso di esposizione di alcune parti verso schieramenti politici. Ma il sindacato ha fatto la sua parte nella crisi, ha gestito vertenze, ristrutturazioni, accordi, confrontandosi con forti innovazioni. Continueremo in questa direzione, ma nessuno può pensare di ridurre il potere di contrattazione dei lavoratori, nè di continuare a discriminare i giovani, le donne, i soggetti più deboli».
La CGIL cosa si propone con l'iniziativa del 20 ottobre?
«È l'inizio di un percorso. Vogliamo cambiare passo, pressare questo governo di congiuntura. La CGIL è ben consapevole che il movimento sindacale deve uscire dalla difensiva. Prepariamo alla conferenza di programma per lanciare un Piano del lavoro, che parli di welfare e di ambiente come sviluppo, di innovazione e ricerca, di contrattazione sull'organizzazione e sui modelli di partecipazione del lavoro. Se saremo uniti sarà più facile».
C'è un gruppo di liberisti che lancia il manifesto"Fermiamo il declino". La CGIL partava di declino 10 anni fa...
«...E tutti ci accusavano di essere disfattisti, cassandre, portatori di sciagure. Nel 2004 la CGIL fece uno sciopero generale per fermare il declino e alcuni dei firmatari di questo manifesto liberista ci definivano statalisti, nazionalisti. Noi abbiamo tanti difetti, ma siamo vicino alla gente e capiamo i problemi. I liberisti si devono rassegnare: la crisi è figlia delle loro idee, è ora di cambiare».

Il 20 ottobre la CGIL porterà in piazza le testimonianze delle diverse realtà italiane che ogni giorno fanno i conti con un una crisi che sta mettendo in ginocchio interi territori. Inoltre, sarà un'occasione per dare voce ai tanti lavoratori che in questi giorni stanno portando avanti azioni di protesta per difendere il loro posto di lavoro ed essere ascoltati.

La manifestazione si svolgerà in Piazza San Giovanni a Roma a partire dalle ore 10.30 e si concluderà alle 17.30 con l'intervento del Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso.
 
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giovedì 20 settembre 2012




SPI CGIL, 14cesime, per i pensionati piove sul bagnato. Il 25/9 chiederemo conto all’INPS

“Il prossimo 25 settembre incontreremo l’Inps e gli chiederemo conto delle lettere che sta per inviare sulla restituzione delle quattordicesime del 2009. Di certo c’è che piove sul bagnato perché si tratta dell’ennesimo provvedimento ai danni di una categoria già duramente colpita dalle politiche senza equità operate dal governo”. Lo dichiara il Segretario generale dello SPI CGIL Carla Cantone.
“E’ davvero inconcepibile che l’Inps operi dei controlli molto tempo dopo aver erogato la quattordicesima – ha continuato Cantone – perché questo vuol dire che ogni anno ci ritroveremo con centinaia di migliaia di persone che dovranno rinunciare ad una parte della propria pensione. E’ un meccanismo che non può funzionare e che rischia di peggiorare ulteriormente la condizione dei pensionati e degli anziani nel nostro paese”.

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martedì 11 settembre 2012



Crisi: Camusso, su reddito e lavoro subito una piattaforma di obiettivi raggiungibili
Dal Comitato Direttivo della CGIL, il Segretario Generale ha annunciato una mobilitazione di "lunga durata" fino allo sciopero generale se non ci saranno, da parte del Governo, risposte positive su redditi e lavoro. Dall'incontro di domani, tra governo e sindacati, il leader della CGIL si augura possano arrivare delle prime risposte nella direzione di equità e crescita, “visto che finora ci sono state solo scelte di rigore, pagate prevalentemente dai lavoratori dipendenti e dai pensionati”
Lo sciopero dei lavoratori pubblici, già proclamato dalle categorie di CGIL e UIL per il prossimo 28 settembre; una “grande” iniziativa di mobilitazione per il lavoro, che riunifichi le tante vertenze aperte, da tenersi nel mese di ottobre; infine lo sciopero generale se nella Legge di stabilità non ci saranno risposte positive su redditi e lavoro. E' questo il percorso di mobilitazione di lunga durata indicato oggi dal Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, nella relazione che ha aperto i lavori del Comitato Direttivo del sindacato di Corso d'Italia.
Secondo il leader della CGIL, “data la congiuntura” e con “un governo tecnico a fine legislatura” è necessario “definire una piattaforma di rivendicazioni e obiettivi raggiungibili e decidere le adeguate iniziative di mobilitazione a sostegno”.
Al centro della piattaforma, secondo Camusso ci devono essere i temi del reddito e del lavoro. Per quanto riguarda il reddito, ha detto il segretario generale della CGIL, “servirebbe una riforma fiscale, che parta dalla patrimoniale, ma è difficile immaginare che possa essere realizzata da un governo a fine legislatura. Per questo è necessario utilizzare subito le risorse recuperate con la lotta all'evasione fiscale per detassare le tredicesime dei lavoratori dipendenti e dei pensionati e ridare così un pò di ossigeno a coloro che in questi ultimi mesi hanno visto aggravare pesantemente le loro condizioni materiali, pagando più di altri il rigore imposto dal governo e salvando il paese dal baratro”.
Sul tema del lavoro, invece, Camusso ha ribadito la necessità di “un intervento pubblico immediato da parte del governo per riunificare le tante vertenze aperte nel paese, a cominciare da Alcoa, e trovare soluzioni di tutela delle attività produttive accompagnandole fuori dalla crisi”. Nel suo intervento il numero uno della CGIL ha sottolineato, inoltre, “come siano necessarie politiche industriali e per il lavoro da parte del governo, considerando chiusa la stagione del mercato regolatore, e come sia necessario definire le direttrici del paese, stabilendo in quale direzione dobbiamo andare”.
Sullo stesso tema il segretario della CGIL, ha anche evidenziato il ruolo propositivo della confederazione, che sta realizzando un “Piano per il lavoro” che contiene un'idea per il paese e il suo assetto strategico, aperto anche al contributo di esterni e che il sindacato di Corso d'Italia conta di varare in occasione della prossima Conferenza di programma.
Nella relazione Camusso non ha dimenticato la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro, ribadendo il giudizio negativo della CGIL e affermando che “nella prossima legislatura andranno cambiate”.
Dall'incontro di domani, tra governo e sindacati, il leader della CGIL si augura possano arrivare delle prime risposte nella direzione di equità e crescita, “visto che finora ci sono state solo scelte di rigore, pagate prevalentemente dai lavoratori dipendenti e dai pensionati”.

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giovedì 6 settembre 2012




Pensioni: SPI CGIL, riforma dannosa, ha alimentato nuovi poveri.

“Lo avevamo detto e lo avevamo spiegato in tutti i modi possibili sin dall'inizio della storia: aumentare a tutto volume l'età pensionabile non avrebbe risolto nulla, ancor meno il problema dei giovani”. A sottolinearlo, in un intervento su 'l'Unità', è Carla Cantone, Segretario Generale dello SPI CGIL.
“Ora i dati ISTAT e fonti sociali ed economiche - sottolinea la dirigente sindacale - scoprono i cosiddetti altarini e dicono la verità sui giovani disoccupati, sulla continua perdita di posti di lavoro e su una dannosa riforma delle pensioni che non ha aiutato ne' la crescita, nè l'occupazione, nè la riduzione della precarietà, ma ha solo alimentato nuovi ulteriori e disperati poveri. Hanno fatto tombola!"
“Allora - avverte Cantone - il governo, almeno quello che verrà, deve tenere conto di tutto questo ponendo in cima alle priorità l'occupazione, le politiche industriali, la crescita, il sostegno allo stato sociale per produrre sviluppo e giustizia sociale. Non so se si chiama Patto per il lavoro o Patto per la crescita, so che di questo c'è urgente bisogno”.

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Pensioni: CGIL, il problema degli esodati non è risolto. Inutile camuffare i numeri come fanno Inps e governo.

“Il presidente dell'Inps, Mastrapasqua insiste nel dire che il problema  degli esodati è risolto, ma sbaglia: dopo gli interventi legislativi ci sono ancora migliaia di persone che continuano a non essere coperte da nessuna garanzia e che rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione”. Lo dice Vera Lamonica, segretario confederale della CGIL in risposta ad alcune dichiarazioni del vertice dell'istituto di previdenza.

“Ora il numero reale degli esodati, secondo i vertici dell'istituto di previdenza, corrisponderebbe esattamente a quello definito dal ministro del welfare, Fornero e dal Parlamento. Tutti gli altri sono fantasmi? Si tratta evidentemente di un'affermazione che viene smentita dai fatti ogni giorno e per noi il problema sarà risolto solo quando a tutte le persone coinvolte verrà garantito il diritto alla pensione”.


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lunedì 3 settembre 2012




La Segreteria Confederale della CGIL esprime il suo cordoglio per la scomparsa del cardinale Carlo Maria Martini, figura di spicco nella Chiesa milanese e nazionale. E' stato un uomo di Chiesa, si legge in una nota di Corso Italia, che ha avuto sempre una grande attenzione e una grande sensibilità verso i temi del lavoro, un uomo che ha speso tutta la sua vita di religioso in favore dei poveri e degli umili.


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venerdì 31 agosto 2012


La CGIL ricorda Basaglia a trentadue anni dalla sua morte
Il 29 agosto 1980, moriva Franco Basaglia. Chiudendo i manicomi aveva detto: “abbiamo dimostrato che l’impossibile può diventare possibile”. Per la CGIL l’impegno continua
» StopOPG le prossime mobilitazioni per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari
La legge 180, sbocco e mediazione politica dell’azione di Basaglia, cancellando l’impostazione repressiva della psichiatria, ha dato un contributo fondamentale per lo sviluppo della democrazia e delle libertà nel nostro Paese. Ha posto fine a secoli di abusi nei confronti di migliaia di persone obbligate all’internamento nei manicomi, restituendo loro libertà e dignità. Proprio qui sta il valore centrale della legge 180: nella sua spinta liberatrice e nell’idea di società che include, che accoglie, che soccorre, in cui ogni essere umano ha piena cittadinanza.
E’ importante ricordare che il lavoro di Basaglia è stato “lavoro di gruppo”, e che prosegue: ancora oggi moltissimi operatori, associazioni di cittadini utenti e familiari sono impegnati per affermare il diritto alla salute mentale e a trattamenti sanitari sempre rispettosi della dignità della persona, come afferma la nostra Costituzione. Basti pensare alla campagna stopOPG per l‘abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Sappiamo bene che la riforma Basaglia è positiva e ricca di successi ma non è ancora stata pienamente applicata: il diritto alla salute mentale non è garantito ancora su tutto il territorio nazionale. Si sono riaperte strutture residenziali molto simili ai vecchi ospedali psichiatrici e spesso sono i farmaci l’unica risposta al bisogno di cura. Questa situazione di abbandono di chi soffre e delle loro famiglie offre pretesti ai “nostalgici” del manicomio. Basta pensare ai disegni di legge contro la legge 180 presentati anche quest’anno in parlamento.
Certo i tagli al Servizio sanitario e al welfare aggravano la situazione, indeboliscono per primi i servizi territoriali: dai Dipartimenti di Salute Mentale ai servizi sociali, e producono nuove esclusioni e disagi. Per questo insistiamo con Governo e Regioni: bisogna investire per la salute mentale, garantire 24 ore su 24 la “presa in carico” delle persone e dei loro familiari nei servizi territoriali, con Centri di Salute Mentale accoglienti, servizi domiciliari e residenziali e per l’inclusione lavorativa, abitativa e sociale.  Questo serve non smantellare la 180 e tornare al manicomio, sarebbe un’incivile scorciatoia, che nega dignità e diritti a chi soffre di disagio mentale, e limita la libertà per tutti.
Siamo convinti che il modo più giusto per ricordare Franco Basaglia sia continuare l’impegno per dimostrare ancora che “l’impossibile può diventare possibile”.

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mercoledì 4 luglio 2012

Spending Review: Camusso, Governo criptico e reticente
Il governo non convince i sindacati che mantengono alto lo stato di mobilitazione. Negativo il giudizio della CGIL su quanto presentato oggi alle parti sociali: “ci preoccupa la genericità delle tante indicazioni e la concretezza dei numeri solo sul personale". La CGIL teme che la revisione della spesa pubblica si traduca esclusivamente in tagli lineari e non in una politica di efficienza per evitare gli sprechi

Il piano sulla spending review presentato oggi (3 luglio) dal governo alle parti sociali non convince i sindacati che mantengono alto lo stato di mobilitazione.“Il Governo ha fatto una comunicazione criptica e reticente” ha dichiarato il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso uscendo dall'incontro. “Siamo preoccupati - ha proseguito - non ci sono state date le cifre”.
Le uniche cifre fornite dal Premier Mario Monti sono state: il taglio del 20% dei dirigenti della Pubblica amministrazione, del 10% dei dipendenti e di un altro 20% delle consulenze. E' questa la strada indicata dal governo per recuperare i 4miliardi necessari per evitare l'aumento dell'IVA a settembre. La scure del governo, così come sospettato dai sindacati, rischia di abbattersi di nuovo sui soliti noti. A pagarne le spese, infatti, il pubblico impiego e la sanità, un'ulteriore ferita che rischia di essere inflitta al welfare socio-sanitario italiano. “Questi sono gli unici numeri dati - insiste Camusso - sul resto sono state dichiarate intenzioni, alcune anche condivisibili come l'accorpamento dei piccoli enti locali e delle province”.
La “genericità” delle tante indicazioni e la “concretezza dei numeri solo sul personale” allarmano la CGIL, preoccupata che la revisione della spesa pubblica si traduca esclusivamente in tagli lineari e non in una politica di efficienza per evitare gli sprechi.
Giudizio negativo della CGIL su quanto annunciato oggi dal governo, inoltre il sindacato guidato da Susanna Camusso critica il metodo adottato dall'esecutivo chiedendo l'apertura immediata di un confronto per evitare il ripetersi delle modalità già adottate nel corso delle riforme precedenti: dalla manovra SalvaItalia, alla riforma delle pensioni e del lavoro. Il Consiglio dei ministri potrebbe varare il decreto di tagli alla spesa pubblica già venerdì 6 luglio, come annunciato oggi dal Premier Monti.


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Spending review: SPI CGIL, con tagli a welfare e sanità si va verso la Caporetto dello Stato sociale italiano
“Con ulteriori tagli al welfare alla sanità si andrebbe incontro alla ‘Caporetto’ dello stato sociale del nostro paese e un numero spropositato di anziani si ritroverebbe senza alcuna forma di assistenza socio-sanitaria”. E’ quanto ha dichiarato il Segretario generale dello SPI CGIL Carla Cantone esprimendo le proprie preoccupazioni in merito alla Spending review che il governo si appresta a presentare.
“Di voci da tagliare sul sociale - ha continuato Cantone - non ce ne sono davvero più visti i drastici tagli operati negli anni dal governo Berlusconi. Sulla sanità, invece, da tagliare ci sono gli sprechi e le consulenze perché tutto quello che era riferito ai servizi e ai livelli delle prestazioni è stato già ridotto al lumicino”.
“Dal governo - ha concluso il Segretario generale dello SPI CGIL - ci aspettiamo che dia ascolto a quanti, come il Segretario del Pd Bersani, stanno chiedendo a gran voce di non colpire ancora una volta la povera gente ma di andare a prendere le risorse dove ci sono e dove sono state fino ad oggi impropriamente destinate”.

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martedì 26 giugno 2012

INPS: CGIL, serve piano industriale, basta indiscrezioni
“A sei mesi dal decreto Salva Italia non c'è ancora nessun piano industriale per il Super INPS mentre si continua a giocare coi numeri e con le aspettative e i timori dei lavoratori”. E' quanto affermano la Segretaria Confederale della CGIL, Vera Lamonica, e la Segretaria Generale della FP CGIL, Rossana Dettori, in merito al piano di accorpamento di Inpdap ed Enpals nell'Inps diffuso oggi da 'Il Messaggero'.

“Sono passati circa sei mesi dall’approvazione del decreto Salva Italia e continua a non essere esplicitato e reso pubblico un vero e proprio piano industriale e di riorganizzazione funzionale del nuovo Ente”, affermano le due dirigenti sindacali nel sottolineare che “ciò che del dibattito pubblico ha interessato in questi mesi l’Inps continuano ad essere indiscrezioni giornalistiche, veline e dichiarazioni stampa tutte giocate sui numeri: quelli relativi degli 'esodati' della riforma Fornero, quelli dei possibili milioni di euro di risparmio che deriverebbero dal processo di accorpamento degli enti, quelli delle lavoratrici e dei lavoratori in esubero”.

Lamonica e Dotteri aggiungono inoltre che “da un Governo di 'tecnici' e da un Ente a caratteristica 'operativa' ci aspetteremmo veramente qualcosa d’altro. La si smetta una volta per tutte di giocare coi numeri; la si smetta di offrire alle lavoratrici ed ai lavoratori coinvolti in questo grande e complicato processo di riorganizzazione uno spettacolo così confuso, contraddittorio, schizofrenico e strumentalmente allarmista. La risposta che ci aspettiamo è che si fornisca al dibattito pubblico un piano industriale credibile sul quale coinvolgere positivamente le lavoratrici ed i lavoratori”.

La CGIL e  la FP CGIL, quindi, “chiedono a tutti di far cessare immediatamente quest’uso 'contabile' dei temi che interessano l’Inps, a cominciare da quelli che interessano il lavoro, i livelli occupazionali, le paventate mobilità. In tutto il lavoro pubblico è partita la mobilitazione unitaria contro una 'spending review' che per il Governo si traduce esclusivamente in riduzione di risorse per i servizi di welfare, di tagli ai livelli occupazionali, di compressione dei perimetri pubblici. Questa mobilitazione attraverserà anche l’Inps, a maggior ragione se il quadro entro il quale quella riorganizzazione deve procedere è così desolante e approssimativo”, concludono Lamonica e Dettori.


lunedì 25 giugno 2012


NUOVO PIANO SOCIO SANITARIO: UN’OCCASIONE MANCATA

Salute e sanità sono due concetti diversi. Una buona salute si costruisce con una buona sanità ma
soprattutto con un continuo investimento sull’appropriatezza delle cure e sulla presenza nel
territorio di una rete di assistenza di pronto intervento. Per questo la CGIL valuta negativamente
l’approvazione del PSSR. Il risultato del dibattito conclusosi ieri sera conferma il prevalere di pure
logiche orientate agli equilibri politici e di potere interni alla maggioranza (Lega-PDL) sulle
esigenze dei cittadini.
La crisi economica e la preoccupazione di far costare tutto meno sta minacciando il modello di
welfare faticosamente costruito nel dopoguerra. Una popolazione che ’invecchia presenta bisogni e
patologie con diverse gravità che possono essere gestite a domicilio a patto che in quel contesto
vengano portati i corretti presidi e interventi. Come ricorda la nostra Costituzione (art. 32) questa è
una responsabilità pubblica e un interesse di tutta la collettività. Per questo CGIL – SPI – FP non
concordano con l’idea, più volte ribadita anche nelle linee guida per il nuovo PSSR, che l’obiettivo
primario debba essere quello di contenere la spesa e che per farlo si debbano tagliare i servizi,
bloccare il turn-over e fermare la contrattazione per i dipendenti del comparto.
CGIL – SPI – FP ripropongono un “Patto per la salute”, che salvaguardi e rilanci le eccellenze del
modello sociosanitario di questa Regione; un modello che negli anni si è quanto meno appannato,
ma che riteniamo possibile riformare e rilanciare, avendo come obiettivo primario la centralità della
persona e una più forte integrazione sociosanitaria, che passa dalla definizione dei LEPS (livelli
essenziali delle prestazioni sociali) e dei Livelli essenziali per la non autosufficienza e la disabilità,
come primo passo per ricostituire e razionalizzare le risorse necessarie per garantire qualità e
universalità nell’accesso ai servizi e alle prestazioni.
La CGIL, lo SPI e la FP non condividono l’eccesso di enfasi che nel PSSR viene messa
nell’attribuire alle famiglie (si scrive famiglia ma in realtà si pensa alle donne) l’intero onere del
lavoro di cura a persone non autosufficienti o disabili gravi, una sorta di assistenza “fai da te”
perché la vera domiciliarità è fatta da un insieme di politiche e di servizi territoriali e domiciliari
che dovrebbero servire ad aiutare e sostenere le famiglie; servono strutture intermedie di
riabilitazione, ricoveri di sollievo, percorsi per la dimissione protetta.
Per una efficace programmazione sociosanitaria occorre tenere conto dei fabbisogni di salute della
popolazione che sono connessi all’età, al genere, alle diverse situazioni epidemiologiche, alla
presenza di migranti, all’invecchiamento e quindi all’aumento delle patologie croniche, alle
crescenti e diffuse situazioni di disagio psichico, all’esigenza di un sostegno vero alla genitorialità,
al rilancio dei consultori familiari come luoghi per la promozione e la tutela della salute delle
donne, alla necessità di costruire percorsi di educazione alla salute e di adeguati stili di vita già a
partire dall’infanzia e più ancora nella fase dell’adolescenza.
Per questo CGIL – SPI – FP si batteranno per:  

- Riqualificare la spesa per contrastare gli effetti dell’ennesimo ricorso ai tagli lineari. Per fare
questo occorre partire dal sistema di governo, a cominciare da una nuova definizione degli
ambiti territoriali delle ULSS, il cui numero va adeguato a un’attenta razionalizzazione ed
efficiente funzionalità, per restituire un maggiore protagonismo ai Comuni, alle conferenze dei
Sindaci e ai Piani di Zona.
- Definire le schede di dotazione ospedaliere e territoriali e i nuovi standard delle dotazioni
organiche del personale, avviando la programmazione per la realizzazione concreta delle Case
della Salute in grado di garantire assistenza territoriale sul modello H24, sette giorni su sette. Le
Case della Salute devono essere strutture di continuità assistenziale e terapeutica, con il
coinvolgimento di tutti i professionisti delle cure primarie, a partire dai Medici di Medicina
Generale.
- Riqualificare la medicina specialistica territoriale, oggi largamente inadeguata.
-Applicare e finanziare adeguatamente la legge n. 30 del 2009 per dare esigibilità alle
opportunità di prestazioni per i disabili e per i non autosufficienti.
- Coinvolgere su questa progettualità l’insieme delle professioni sanitarie, sociali e assistenziali,
anche in considerazione di quanto potrà emergere dal confronto nazionale che si è aperto e che
dovrà davvero rimuovere il blocco della contrattazione.

La CGIL, lo SPI e la FP, infine, riconfermano il giudizio negativo sul ricorso alla finanza di
progetto che, in questi anni, ha prodotto l’aumento esponenziale degli oneri a carico del pubblico, e
propongono la rimessa in discussione dell’utilità di progetti più o meno faraonici per nuovi ospedali
per favorire al contrario lo sviluppo e la diffusione di servizi territoriali di prossimità.
Queste sono le esigenze dei veneti e su queste la CGIL, lo SPI e la FP intendono misurare nei
prossimi mesi le scelte della Giunta regionale e su questo punto ribadiscono la richiesta che si apra
un reale tavolo di confronto.
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Segreterie regionali CGIL – SPI – FP
Mestre, 21 giugno 2012 


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mercoledì 20 giugno 2012

Riforma Costituzione: nota della CGIL sull’incontro del 14 giugno
Il 14 giugno si è svolto un incontro sulla riforma della Costituzione, promosso dall'Associazione Bruno Trentin con la CGIL Nazionale. L'incontro, cui hanno partecipato i professori di diritto costituzionale Vittorio Angiolini e Gianni Ferrara, è stato introdotto da Guglielmo Epifani, con le conclusioni del Segretario Generale Susanna Camusso.
Durante la discussione è emersa forte preoccupazione per il testo di riforma costituzionale presentato dalla I Commissione all'aula del Senato, e incardinato in questi giorni nei lavori parlamentari, e una netta contrarietà alla proposta di stravolgere l’ordinamento della Repubblica introducendo un sistema semipresidenziale, come proposto dagli emendamenti presentati in aula dal PDL.
Il testo di riforma della II parte della nostra Costituzione presenta, infatti, problematicità di duplice natura: di metodo e di merito.
Sul metodo, innanzitutto, si è rilevato che si è redatta una proposta di riforma della Carta fondamentale in poche settimane, senza alcuna discussione pubblica, in un momento particolarmente delicato per l’Italia e l’Europa, in cui tutta la popolazione rivolge le proprie attenzioni a ben altre questioni, e, per di più, senza che durante i lavori parlamentari preparatori ci sia stato alcun coinvolgimento delle rappresentanze civili e sociali. Si è evidenziato, inoltre, come i continui tentativi di riforma della Costituzione perpetrati in numerose occasioni negli ultimi anni, perfino con più frequenza di quanto non si promuovano modifiche alle leggi ordinarie, contribuiscono a snaturare la Carta, sminuendone il Suo essere casa comune e riferimento valoriale per tutta la cittadinanza. E proprio per la Sua natura di casa comune di tutti i cittadini, non è pensabile usare la nostra Carta fondamentale come strumento utile a superare la fase di grave delegittimazione del sistema politico, e partitico in particolare, approntando modifiche costituzionali non omogenee e dibattendo perfino su uno stravolgimento dell'ordinamento della Repubblica con l'introduzione del semi-presidenzialismo, rinviando, invece, i due provvedimenti di natura istituzionale che paiono prioritari: la riforma della legge elettorale e una legge che disciplini i partiti in attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, prevedendo requisiti di democrazia nei processi decisionali interni. Non è cambiando la Costituzione che si può pensare di riformare la politica e di restituirle legittimità.
Le questioni di merito sul testo licenziato dalla Commissione, invece, che destano particolare preoccupazione sono: le modalità con cui si cerca di superare il bicameralismo perfetto e il rafforzamento dei poteri del Governo, a scapito del Parlamento. La riduzione del numero dei parlamentari, invece, è un intento condivisibile, ma rimane prioritario rivedere i modi con cui sono eletti deputati e senatori, riformando la legge elettorale.
Si è evidenziato come le modifiche volte a sancire la fine del bicameralismo perfetto, frutto evidente di un compromesso tra le diverse forze politiche, sono approssimative nel loro complesso e rischiano, per la loro formulazione poco chiara, di provocare grande incertezza nel procedimento
legislativo e di riprodurre in sede parlamentare - con la differenziazione di competenza legislativa tra Camera e Senato affidata a una “prevalenza” di materia oggetto delle leggi in esame di cui all'art. 117, terzo comma, e 119 - i conflitti di attribuzione per le materie di legislazione concorrente o statale che ha già prodotto numerosi ricorsi presso la Corte Costituzionale, con l'inevitabile conseguenza di rallentare o paralizzare i lavori delle Camere.
Ancor meno condivisibile è parso il tentativo di attribuire al Governo, in una repubblica parlamentare che tale deve rimanere, un sopravalore sul Parlamento, reprimendo la dialettica parlamentare, relegando le Camere a mere ratificatrici di provvedimenti immutabili e facendo venir meno la responsabilità di deputati e senatori nell'esercizio della funzione legislativa e della rappresentanza politica. Il rafforzamento del Governo, previsto dalla proposta di riforma, rompe, infatti, l’indispensabile equilibrio istituzionale tra Governo e Parlamento a favore del primo, con la mortificazione del secondo. Con le disposizione contenute nel testo di riforma proposto, infatti, verrebbe gravemente ridimensionato, se non del tutto cancellato, il ruolo del Parlamento come luogo istituzionale in cui devono trovare prioritariamente cittadinanza la partecipazione plurale e la rappresentanza democratica.
Infine, si è affermata la necessità imprescindibile di un quadro istituzionale in cui ci sia un chiaro e definito bilanciamento dei poteri, in cui siano definiti gli organi di garanzia e in cui il Governo, e la politica in generale, non possono ritenersi autosufficienti nel loro agire, ignorando le diverse istanze politiche e sociali, ma devono confrontarsi e cooperare con i diversi livelli istituzionali e con il mondo della rappresentanza.
In conclusione del dibattito, si è stabilito di chiedere un incontro alle Commissioni e ai gruppi parlamentari e si è ritenuto utile invitare tutte le strutture ad organizzare momenti di confronto e di dibattito sul tema, in particolar modo in occasione delle feste, ove programmate.

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