Intervista di Rinaldo Gianola sull'Unità del 6 ottobre 2012
Niente politica industriale,
disattenzione alle emergenze del lavoro, zero investimenti, crescita
pericolosa delle diseguaglianze. Questo autunno propone un'Italia in
piena emergenza economica e sociale, una situazione che viene
fronteggiata dal governo con politiche inadeguate, insufficienti. Per
questo Susanna Camusso chiama la CGIL a una nuova stagione di
mobilitazione e di impegno.
A partire dalla giornata del 20 ottobre, in piazza San Giovanni a Roma, la piazza delle grandi sfide sindacali.
Spiega: «Chiediamo al governo scelte
chiare di politica industriale, difesa degli insediamenti produttivi,
detassazione delle tredicesime, sostegno ai lavoratori esodati, ai
dipendenti delle aziende in difficoltà. C'è bisogno di una svolta
profonda di politica economica perchè il Paese non ce la fa».
Segretario Camusso, qual è la situazione del lavoro e dell'industria?
«Assistiamo con enorme preoccupazione alla scomparsa di pezzi importanti
del tessuto industriale. Siderurgia, auto, alluminio, distribuzione
sono settori a rischio. Siamo un Paese che non investe. Per richiamare
l'attenzione i lavoratori devono mettere in pericolo la propria vita
salendo sui tetti, sulle torri, sui campanili. Il governo e il Paese
forse non comprendono pienamente la gravità e i rischi di questo
momento. L'occupazione e la difesa della nostra industria sono priorità
assolute».
L'azione del governo Monti non la soddisfa?
«No, e non è una questione personale. Non soddisfa il Paese. Dobbiamo
fare uno sforzo comune, forte per aiutare chi perde il posto, chi vede
la chiusura della propria azienda, chi cerca di salvare un pezzo di
produzione. C'è una distanza enorme tra le condizioni reali di vita dei
cittadini e le azioni del governo. C'è un'Italia insicura, impaurita che
va aiutata, dobbiamo ricostruire un clima di fiducia, di speranza tra
le persone».
Cosa chiede alla politica?
«Mi piacerebbe che la politica parlasse al Paese, dei problemi della
gente, anziché concentrarsi su se stessa, su formule ed equilibri spesso
incomprensibili. Sarebbe necessaria in questo momento una proposta
forte, radicale, di autoriforma della politica in grado di riconquistare
il consenso dei cittadini, di rafforzare la base democratica. Tocca ai
partiti formulare proposte chiare per battere le diseguaglianze
crescenti, per migliorare le condizioni di vita di chi sta peggio, per
garantire reddito, lavoro, pensioni, occupazione ai giovani e alle
donne».
Monti sostiene che la differenza non è più tra destra e sinistra, ma tra chi paga le tasse e chi evade. È d'accordo?
«No. È una semplificazione che non va bene. L'evasione fiscale è stata
una scelta politica di destra, di Berlusconi. È la destra che ha
favorito i condoni, i capitali scudati, i furbetti del fisco. Si può
criticare la politica, ma la politica non è tutta uguale».
Il governo ha ventilato l'ipotesi di una riduzione del carico fiscale, Squinzi dice che di troppe tasse si muore...
«Il governo ha offerto un messaggio contraddittorio sulle tasse. Ha
aperto uno spiraglio e poi ha fatto marcia indietro. A Squinzi vorrei
dire che di troppa diseguaglianza fiscale si muore. Sono i lavoratori
dipendenti, i pensionati che pagano troppe tasse. Sono i redditi delle
persone fisiche gravati da un carico eccessivo, non sono certo le
rendite ad essere penalizzate. Questa ingiustizia peggiora la recessione
e favorisce i privilegiati che fuggono dal fisco».
Cosa si attende dal Pd?
«Una proposta per un'Italia diversa. Il Pd ha la grande responsabilità
di guidare la svolta di governo. È un impegno gravoso, ma stimolante.
Metta al centro della sua politica il lavoro, i diritti, il welfare, la
politica industriale, un modello di eguaglianza sociale, tiri fuori il
Paese da questo disastro combinato dai liberisti».
Qual è una politica alternativa?
«Una piattaforma socialdemocratica per il welfare, la civiltà del
lavoro, la costruzione di un modello più giusto di società per rimettere
insieme il Paese, per attutire i danni combinati dalla destra che ha
lavorato per dividere i cittadini. Dobbiamo riflettere sul fatto che
cresce non solo la disoccupazione, ma anche il lavoro povero e chi è
occupato spesso non ce la fa. C'è un deterioramento pericoloso del
tessuto sociale, anche di quei soggetti che definiamo garantiti.
L'Italia ha bisogno di una svolta perchè dopo quattro anni di crisi e
due di sacrifici pesantissimi siamo ancora in mezzo al guado»
Il sindacato cosa può offrire in questo percorso?
«Il sindacato ha i suoi problemi, le divisioni non aiutano, nè aiuta
l'eccesso di esposizione di alcune parti verso schieramenti politici. Ma
il sindacato ha fatto la sua parte nella crisi, ha gestito vertenze,
ristrutturazioni, accordi, confrontandosi con forti innovazioni.
Continueremo in questa direzione, ma nessuno può pensare di ridurre il
potere di contrattazione dei lavoratori, nè di continuare a discriminare
i giovani, le donne, i soggetti più deboli».
La CGIL cosa si propone con l'iniziativa del 20 ottobre?
«È l'inizio di un percorso. Vogliamo cambiare passo, pressare questo
governo di congiuntura. La CGIL è ben consapevole che il movimento
sindacale deve uscire dalla difensiva. Prepariamo alla conferenza di
programma per lanciare un Piano del lavoro, che parli di welfare e di
ambiente come sviluppo, di innovazione e ricerca, di contrattazione
sull'organizzazione e sui modelli di partecipazione del lavoro. Se
saremo uniti sarà più facile».
C'è un gruppo di liberisti che lancia il manifesto"Fermiamo il declino". La CGIL partava di declino 10 anni fa...
«...E tutti ci accusavano di essere disfattisti, cassandre, portatori di
sciagure. Nel 2004 la CGIL fece uno sciopero generale per fermare il
declino e alcuni dei firmatari di questo manifesto liberista ci
definivano statalisti, nazionalisti. Noi abbiamo tanti difetti, ma siamo
vicino alla gente e capiamo i problemi. I liberisti si devono
rassegnare: la crisi è figlia delle loro idee, è ora di cambiare».
Il 20 ottobre la CGIL porterà in piazza le testimonianze delle diverse
realtà italiane che ogni giorno fanno i conti con un una crisi che sta
mettendo in ginocchio interi territori. Inoltre, sarà un'occasione per
dare voce ai tanti lavoratori che in questi giorni stanno portando
avanti azioni di protesta per difendere il loro posto di lavoro ed
essere ascoltati.
La manifestazione si svolgerà in Piazza San Giovanni a Roma a partire
dalle ore 10.30 e si concluderà alle 17.30 con l'intervento del
Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso.