Costituzione e 25 aprile

lunedì 19 aprile 2010

Riceviamo e pubblichiamo


25 APRILE: ORA PIU' CHE MAI CHIEDIAMO L'APPLICAZIONE DELLA COSTITUZIONE

Cari tutti,

come si sapeva, più di tanto la sarabanda delle elezioni non ha mutato la sostanza delle cose. Non s'è visto emergere nell'alveo di alcun partito o assembramento alcuna seria e credibile soluzione alla crisi morale, sociale ed economica che attanaglia il nostro Paese. Anzi, tra i nostri concittadini, in particolare tra quelli più attivi, s'è accentuato il senso d'incertezza e di disagio: mentre l'attuale è ormai totalmente screditata e s'alimenta solo più di miopi autocelebrazioni, una nuova, credibile, classe dirigente il nostro Paese pare incapace di darsela.
Benchè snobbati da ogni coalizione, se prima ne intuivamo l'assoluta urgenza, è ora evidente il nostro compito. Di fronte al progressivo smantellamento dello Stato e della Nazione, di fronte al quotidiano sfaldamento della responsabilità civica e sociale, di fronte all'implacabile erosione del benessere collettivo e del bene pubblico, il progetto sociale insito nella Costituzione di cui da sempre l'ANPI è appassionata sostenitrice, riveste ancor più attualità e valore. Se nella loro dialettica interna i partiti non riescono a produrre idonee strategie, all'ANPI non spetta sostituirli ma diffondere nel Paese, grazie all'eredità che la Resistenza e i Padri Costituenti ci hanno lasciato, la consapevolezza che, coniugando in modo equilibrato ed armonico la dignità individuale delle persone con la prosperità collettiva della società, la nostra Costituzione già ha individuato nel suo seno l'orizzonte entro cui tracciare la soluzione. A noi tocca quindi chiedere ai partiti il rispetto e l'aderenza al dettato costituzionale in modo che, in un dibattito aperto e democratico a cui ogni cittadino possa, con la propria sensibilità, apportare il proprio contributo, ognuno di essi possa farsi portatore di proposte e di confronto sulla base di concordanze d'opinione e strategia.
Importante in questa fase tanto confusa, il nostro compito consiste dunque nel chiedere e far chiedere, quasi esigere con forza dall'intero quadro politico, l'applicazione della Costituzione. Con l'acuirsi della crisi alcune sue disposizioni sono divenute imprescindibili. La Costituzione ha impostato lo Stato come struttura dei cittadini che si organizza responsabilmente per affrontare i nostri bisogni sia singoli che collettivi puntando al raggiungimento - come dice l'art. 3 - del pieno sviluppo della persona e della partecipazione della cittadinanza all'organizzazione dello Stato. Per garantire il corretto e proficuo funzionamento dell'intera società, con l'art. 43 la Costituzione autorizza lo Stato ad impegnarsi in prima persona nell'organizzazione di diritti sociali quali i servizi pubblici essenziali e le attività di pubblico interesse (istruzione, assistenza, trasporti, acqua, energia, informazione, giustizia, ecc.). Essa evidentemente ritiene che, per la loro intrinseca importanza, tali settori non possano non funzionare al meglio: ognuno giudichi se oggi così avviene. Ritenendoli basilari per il benessere collettivo, in particolare socialità, istruzione e lavoro, autentici motori della società e strumenti con cui i ceti più poveri hanno la possibilità di emanciparsi dalla propria condizione d'indigenza, nel quadro di un mondo in frenetica evoluzione fondato comunque sul lavoro lo Stato si impone anzi di dar loro qualitativa e quantitativa priorità sviluppando con l'art. 35 la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori in modo da garantirsi il concorso individuale al progresso della società. Infatti, pur riconoscendole come diritti, la Costituzione subordina l'iniziativa economica e la proprietà di imprese e singoli alla loro funzione sociale e all'interesse pubblico. Come per i singoli essa riconosce a chiunque con l'art. 2 la parità di diritti ma esige i doveri di solidarietà politica, economica e sociale. Fra tali doveri, la tassazione sulla base della capacità contributiva dei singoli deve essere alla luce dell'art. 53 realmente progressiva, unico strumento per ridurre le disuguaglianze che impediscono libertà e parità di partecipazione alla vita dello Stato da parte dei cittadini: ciò allora significa scongiurare la riduzione degli scaglioni contributivi e perseguire viceversa la riduzione delle imposte indirette che penalizzano i ceti poveri a vantaggio di quelli ricchi. Ecco, in una società equilibratamente organizzata in questo modo, si comincia realmente a intravvedere la parità dei diritti in termini economici, giuridici, politici e sociali, e si comincia a respirare aria di civiltà e di democrazia tanto che le pratiche dell'autonomia e del decentramento alle cui esigenze in base all'art. 5 lo Stato deve adeguare i propri principi e i propri metodi, appaiono indispensabili. Altrimenti di fatto restiamo schiavi della plutocrazia che, a costo di mentire sullo stato reale e sulla prospettiva delle cose, non nutre alcun interesse a risollevare il Paese dalla crisi morale, sociale ed economica, ma si contenta solo d'impedire che si trasformi in depressione facendo peraltro bene attenzione a mantenere in scacco con i favori i ceti poveri sotto il ricatto della privazione dei diritti. O, viceversa, a garantirsi posizioni di prestigio personale in modo da poter utilizzare da posizioni opposte lo stesso meccanismo.
Per questo con l'attuale generazione di politici l'applicazione della Costituzione, pur atto dovuto, è tutt'altro che scontata. Chi ambisce a piegare il bene comune a proprio uso e consumo, tanto di destra che di sinistra (come dimostra l'assenza di riferimenti alla Costituzione nei programmi elettorali di ogni schieramenti), la avverte come ferreo vincolo: non a caso la si definisce "sovietica" e da più parti se ne tenta da tempo la modifica. Ma, proprio per questo, per ogni cittadino italiano è indispensabile resistere in modo da poterne diffondere senza remore la consapevolezza. Si colga allora l'occasione del 25 aprile per proporre sulle piazze ed esigere in modo inequivocabile l'applicazione della Costituzione. Non è richiesta di una minoranza politica ma è esigenza e diritto dell'intero popolo italiano, conquistato con il sangue e il sudore dei nostri partigiani e delle loro famiglie. E' il dovere che le nostre Istituzioni sono tenute a rispettare e il mandato che noi dell'ANPI avvertiamo come imprescindibile e che rinnoviamo ogni 25 aprile e ad ogni commemorazione. La memoria sia dei partigiani che dei perseguitati, degli internati che dei deportati che delle vittime del nazifascismo, può essere onorata solo dando vita ad un sistema esattamente agli antipodi dell'inciviltà accentratrice del nazifascismo. E' strada ardua ma anche l'unica praticabile per uscire davvero dalle barbarie verso un concreto avvenire di civiltà.


Mauro Sonzini
studioso di Resistenza e Democrazia
vicepresidente ANPI Giaveno-Valsangone
via al Castello 13 - 10050 Coazze (TO)