lunedì 25 giugno 2012


NUOVO PIANO SOCIO SANITARIO: UN’OCCASIONE MANCATA

Salute e sanità sono due concetti diversi. Una buona salute si costruisce con una buona sanità ma
soprattutto con un continuo investimento sull’appropriatezza delle cure e sulla presenza nel
territorio di una rete di assistenza di pronto intervento. Per questo la CGIL valuta negativamente
l’approvazione del PSSR. Il risultato del dibattito conclusosi ieri sera conferma il prevalere di pure
logiche orientate agli equilibri politici e di potere interni alla maggioranza (Lega-PDL) sulle
esigenze dei cittadini.
La crisi economica e la preoccupazione di far costare tutto meno sta minacciando il modello di
welfare faticosamente costruito nel dopoguerra. Una popolazione che ’invecchia presenta bisogni e
patologie con diverse gravità che possono essere gestite a domicilio a patto che in quel contesto
vengano portati i corretti presidi e interventi. Come ricorda la nostra Costituzione (art. 32) questa è
una responsabilità pubblica e un interesse di tutta la collettività. Per questo CGIL – SPI – FP non
concordano con l’idea, più volte ribadita anche nelle linee guida per il nuovo PSSR, che l’obiettivo
primario debba essere quello di contenere la spesa e che per farlo si debbano tagliare i servizi,
bloccare il turn-over e fermare la contrattazione per i dipendenti del comparto.
CGIL – SPI – FP ripropongono un “Patto per la salute”, che salvaguardi e rilanci le eccellenze del
modello sociosanitario di questa Regione; un modello che negli anni si è quanto meno appannato,
ma che riteniamo possibile riformare e rilanciare, avendo come obiettivo primario la centralità della
persona e una più forte integrazione sociosanitaria, che passa dalla definizione dei LEPS (livelli
essenziali delle prestazioni sociali) e dei Livelli essenziali per la non autosufficienza e la disabilità,
come primo passo per ricostituire e razionalizzare le risorse necessarie per garantire qualità e
universalità nell’accesso ai servizi e alle prestazioni.
La CGIL, lo SPI e la FP non condividono l’eccesso di enfasi che nel PSSR viene messa
nell’attribuire alle famiglie (si scrive famiglia ma in realtà si pensa alle donne) l’intero onere del
lavoro di cura a persone non autosufficienti o disabili gravi, una sorta di assistenza “fai da te”
perché la vera domiciliarità è fatta da un insieme di politiche e di servizi territoriali e domiciliari
che dovrebbero servire ad aiutare e sostenere le famiglie; servono strutture intermedie di
riabilitazione, ricoveri di sollievo, percorsi per la dimissione protetta.
Per una efficace programmazione sociosanitaria occorre tenere conto dei fabbisogni di salute della
popolazione che sono connessi all’età, al genere, alle diverse situazioni epidemiologiche, alla
presenza di migranti, all’invecchiamento e quindi all’aumento delle patologie croniche, alle
crescenti e diffuse situazioni di disagio psichico, all’esigenza di un sostegno vero alla genitorialità,
al rilancio dei consultori familiari come luoghi per la promozione e la tutela della salute delle
donne, alla necessità di costruire percorsi di educazione alla salute e di adeguati stili di vita già a
partire dall’infanzia e più ancora nella fase dell’adolescenza.
Per questo CGIL – SPI – FP si batteranno per:  

- Riqualificare la spesa per contrastare gli effetti dell’ennesimo ricorso ai tagli lineari. Per fare
questo occorre partire dal sistema di governo, a cominciare da una nuova definizione degli
ambiti territoriali delle ULSS, il cui numero va adeguato a un’attenta razionalizzazione ed
efficiente funzionalità, per restituire un maggiore protagonismo ai Comuni, alle conferenze dei
Sindaci e ai Piani di Zona.
- Definire le schede di dotazione ospedaliere e territoriali e i nuovi standard delle dotazioni
organiche del personale, avviando la programmazione per la realizzazione concreta delle Case
della Salute in grado di garantire assistenza territoriale sul modello H24, sette giorni su sette. Le
Case della Salute devono essere strutture di continuità assistenziale e terapeutica, con il
coinvolgimento di tutti i professionisti delle cure primarie, a partire dai Medici di Medicina
Generale.
- Riqualificare la medicina specialistica territoriale, oggi largamente inadeguata.
-Applicare e finanziare adeguatamente la legge n. 30 del 2009 per dare esigibilità alle
opportunità di prestazioni per i disabili e per i non autosufficienti.
- Coinvolgere su questa progettualità l’insieme delle professioni sanitarie, sociali e assistenziali,
anche in considerazione di quanto potrà emergere dal confronto nazionale che si è aperto e che
dovrà davvero rimuovere il blocco della contrattazione.

La CGIL, lo SPI e la FP, infine, riconfermano il giudizio negativo sul ricorso alla finanza di
progetto che, in questi anni, ha prodotto l’aumento esponenziale degli oneri a carico del pubblico, e
propongono la rimessa in discussione dell’utilità di progetti più o meno faraonici per nuovi ospedali
per favorire al contrario lo sviluppo e la diffusione di servizi territoriali di prossimità.
Queste sono le esigenze dei veneti e su queste la CGIL, lo SPI e la FP intendono misurare nei
prossimi mesi le scelte della Giunta regionale e su questo punto ribadiscono la richiesta che si apra
un reale tavolo di confronto.
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Segreterie regionali CGIL – SPI – FP
Mestre, 21 giugno 2012 


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