mercoledì 20 giugno 2012

Riforma Costituzione: nota della CGIL sull’incontro del 14 giugno
Il 14 giugno si è svolto un incontro sulla riforma della Costituzione, promosso dall'Associazione Bruno Trentin con la CGIL Nazionale. L'incontro, cui hanno partecipato i professori di diritto costituzionale Vittorio Angiolini e Gianni Ferrara, è stato introdotto da Guglielmo Epifani, con le conclusioni del Segretario Generale Susanna Camusso.
Durante la discussione è emersa forte preoccupazione per il testo di riforma costituzionale presentato dalla I Commissione all'aula del Senato, e incardinato in questi giorni nei lavori parlamentari, e una netta contrarietà alla proposta di stravolgere l’ordinamento della Repubblica introducendo un sistema semipresidenziale, come proposto dagli emendamenti presentati in aula dal PDL.
Il testo di riforma della II parte della nostra Costituzione presenta, infatti, problematicità di duplice natura: di metodo e di merito.
Sul metodo, innanzitutto, si è rilevato che si è redatta una proposta di riforma della Carta fondamentale in poche settimane, senza alcuna discussione pubblica, in un momento particolarmente delicato per l’Italia e l’Europa, in cui tutta la popolazione rivolge le proprie attenzioni a ben altre questioni, e, per di più, senza che durante i lavori parlamentari preparatori ci sia stato alcun coinvolgimento delle rappresentanze civili e sociali. Si è evidenziato, inoltre, come i continui tentativi di riforma della Costituzione perpetrati in numerose occasioni negli ultimi anni, perfino con più frequenza di quanto non si promuovano modifiche alle leggi ordinarie, contribuiscono a snaturare la Carta, sminuendone il Suo essere casa comune e riferimento valoriale per tutta la cittadinanza. E proprio per la Sua natura di casa comune di tutti i cittadini, non è pensabile usare la nostra Carta fondamentale come strumento utile a superare la fase di grave delegittimazione del sistema politico, e partitico in particolare, approntando modifiche costituzionali non omogenee e dibattendo perfino su uno stravolgimento dell'ordinamento della Repubblica con l'introduzione del semi-presidenzialismo, rinviando, invece, i due provvedimenti di natura istituzionale che paiono prioritari: la riforma della legge elettorale e una legge che disciplini i partiti in attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, prevedendo requisiti di democrazia nei processi decisionali interni. Non è cambiando la Costituzione che si può pensare di riformare la politica e di restituirle legittimità.
Le questioni di merito sul testo licenziato dalla Commissione, invece, che destano particolare preoccupazione sono: le modalità con cui si cerca di superare il bicameralismo perfetto e il rafforzamento dei poteri del Governo, a scapito del Parlamento. La riduzione del numero dei parlamentari, invece, è un intento condivisibile, ma rimane prioritario rivedere i modi con cui sono eletti deputati e senatori, riformando la legge elettorale.
Si è evidenziato come le modifiche volte a sancire la fine del bicameralismo perfetto, frutto evidente di un compromesso tra le diverse forze politiche, sono approssimative nel loro complesso e rischiano, per la loro formulazione poco chiara, di provocare grande incertezza nel procedimento
legislativo e di riprodurre in sede parlamentare - con la differenziazione di competenza legislativa tra Camera e Senato affidata a una “prevalenza” di materia oggetto delle leggi in esame di cui all'art. 117, terzo comma, e 119 - i conflitti di attribuzione per le materie di legislazione concorrente o statale che ha già prodotto numerosi ricorsi presso la Corte Costituzionale, con l'inevitabile conseguenza di rallentare o paralizzare i lavori delle Camere.
Ancor meno condivisibile è parso il tentativo di attribuire al Governo, in una repubblica parlamentare che tale deve rimanere, un sopravalore sul Parlamento, reprimendo la dialettica parlamentare, relegando le Camere a mere ratificatrici di provvedimenti immutabili e facendo venir meno la responsabilità di deputati e senatori nell'esercizio della funzione legislativa e della rappresentanza politica. Il rafforzamento del Governo, previsto dalla proposta di riforma, rompe, infatti, l’indispensabile equilibrio istituzionale tra Governo e Parlamento a favore del primo, con la mortificazione del secondo. Con le disposizione contenute nel testo di riforma proposto, infatti, verrebbe gravemente ridimensionato, se non del tutto cancellato, il ruolo del Parlamento come luogo istituzionale in cui devono trovare prioritariamente cittadinanza la partecipazione plurale e la rappresentanza democratica.
Infine, si è affermata la necessità imprescindibile di un quadro istituzionale in cui ci sia un chiaro e definito bilanciamento dei poteri, in cui siano definiti gli organi di garanzia e in cui il Governo, e la politica in generale, non possono ritenersi autosufficienti nel loro agire, ignorando le diverse istanze politiche e sociali, ma devono confrontarsi e cooperare con i diversi livelli istituzionali e con il mondo della rappresentanza.
In conclusione del dibattito, si è stabilito di chiedere un incontro alle Commissioni e ai gruppi parlamentari e si è ritenuto utile invitare tutte le strutture ad organizzare momenti di confronto e di dibattito sul tema, in particolar modo in occasione delle feste, ove programmate.

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