E INSISTONO ANCORA SULLE PENSIONI

venerdì 24 giugno 2011

PENSIONI: BASTA MANOVRE SULLA PREVIDENZA

“Se il Governo confermasse le anticipazioni di oggi sulla manovra, saremmo di fronte a una vera provocazione. Rifare una manovra sulle pensioni, dopo la devastazione già effettuata, produrrebbe infatti danni molto pesanti alle prestazioni future e a quelle attuali”. Lo sostiene Vera Lamonica, Segretario Confederale della CGIL con delega ai problemi del welfare e delle pensioni, secondo la quale gli interventi che si prefigurano non solo sono sbagliati perché hanno come unico intento quello di fare cassa, ma sono anche molto pericolosi dal punto di vista concreto: con la modifica dei coefficienti, la verifica non sarà più triennale, ma biennale. Rivedere poi i coefficienti di trasformazione senza rivederne i criteri significa in sostanza dare un durissimo colpo alle pensioni, provocando effetti disastrosi su tutto il mondo del lavoro”.
“Oltre agli effetti generali - prosegue Lamonica - ci sarebbe poi una cattiveria particolare nei confronti delle donne, perché si decide solo l'aumento dell'età pensionabile senza considerare le attuali remunerazioni del lavoro che continuano ad essere molto diverse rispetto a quelle degli uomini e non si considerano i carichi e le responsabilità famigliari che le donne si accollano. Dai primi calcoli, si è capito che donne cinquantenni oggi al lavoro dovranno ritardare la loro pensione in media di 7 anni”. E anche l'ipotesi dell'aumento dell'aliquota contributiva per i parasubordinati al 33%, se non fosse accompagnata dall'introduzione di ammortizzatori sociali per questa fascia di lavoratori e di una garanzia sicura per le loro pensioni, si trasformerebbe, secondo la dirigente sindacale “solo nel fatto che i committenti scaricheranno sugli stessi lavoratori parasubordinati l'aumento della contribuzione previdenziale”. In generale, conclude Vera Lamonica, “per le pensioni in essere non è previsto nessun meccanismo che rivaluti le prestazioni previdenziali che come sanno anche i sassi hanno visto crollare il loro potere di acquisto”.

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