SULLA GUERRA

martedì 21 giugno 2011

Riceviamo dal Comitato per la Pace di Portogruaro e volentieri pubblichiamo.



La guerra è un lascito antico. Dobbiamo farla uscire dalla storia


Il cattivo è l’altro, noi siamo i buoni”: la formula è antica ed ha funzionato per secoli per mandare al macello, senza troppo turbamento, milioni di uomini.
Per farlo, contro il nemico di turno si è usata la clava, il coltello, il corpo a corpo.
Poi la clava, la spada, il corpo a corpo sono stati sostituiti da strumenti di morte più sofisticati, azionando un microprocessore che ha tolto al soldato l’orrore di vedere il sangue versato. Ed è stato più facile uccidere.
A partire dagli anni ‘90 del secolo scorso, dopo qualche decennio di relativa pace, almeno dalle parti della “civilissima civiltà occidentale”, la guerra si è insinuata nella storia vestendosi di un surplus di ipocrisia, aggirando elegantemente i trattati universali e le Costituzioni attraverso la rivoluzione delle parole: la parola “guerra” è stata sostituita, infatti, dall’espressione “operazione di pulizia”, meglio ancora dalle parole “esportazione della democrazia”. Per rendere più accettabile l’annientamento di migliaia e migliaia di civili ci si aggiunse l’esistenza, data per certa, delle armi di distruzione di massa, conservate dal nemico – si disse mentendo- nei suoi arsenali.
In tal modo le coscienze divennero docili e consenzienti, nonostante le bombe a grappolo, nonostante le bombe al fosforo, nonostante le caterve di morti innocenti.
Oggi la parola “guerra” è rientrata di diritto nella storia senza più bisogno di mascheramenti: si può usare tranquillamente senza sollevare indignazione e rifiuto, facendone, in più, un multiuso: la si può pubblicamente invocare ed accettare per apparire fermi custodi dei diritti civili che gli altri, non noi, giornalmente calpestiamo o negarla, ma solo per alzare barriere verso i popoli in fuga dal sud del mondo e per aumentare il nostro quoziente elettorale.
La guerra, invece, va fatta uscire dalla storia, così come si è fatto per l’incesto e per la schiavitù. Per rimanere umani. Il “come”non è di facile indicazione. Ma è necessario partire da questa tragica presa di coscienza dell’abisso di inconsapevolezza e di indifferenza cui si è giunti oggi per tentare una possibile strategia collettiva di pace.

Il comitato per la pace di Portogruaro

Giugno 2011
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